ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su CORRIERE DELLA SERA (Sezione: IN PRIMO PIANO Pag. 2 ) |
Lunedì 23 giugno 2003 |
Felice Cavallaro LA VISITA DEL SEGRETARIO DS E a Lampedusa Fassino «simpatizza» con il sindaco azzurro
DAL NOSTRO INVIATO LAMPEDUSA - E dopo il massiccio Mario Borghezio, dopo il giorno della Lega, fra i clandestini ammassati su una distesa di materassi al centro accoglienza di Lampedusa si presenta l’asciutto Piero Fassino. I toni sono opposti. E quando il segretario dei Ds si ritrova davanti alla pietà di una umanità tanto offesa critica subito le «battute da Bar Sport» della «Bossi and company»: «Rozzi e incivili». Un’occasione per plaudire invece al ministro dell’Interno che la Lega ha bollato (spregiativamente) come «democristiano e ulivista»: «Fa bene Pisanu a dire che la paura non è una politica. Non si governa l’immigrazione evocando ogni giorno paura, rischi, angoscia...». E via con un plauso anche al sottosegretario Mantovano: «Parole di buonsenso, le sue». Così, sui disperati che affogano o che arrivano boccheggianti si fanno e disfano le assonanze politiche. Proprio come accade, nel suo piccolo, alla focosa e litigiosa Lampedusa. Perché qui sono in lite perenne sindaci, aspiranti ed ex sindaci spaccando per traverso le coalizioni. Ed è questo che accende il fuoco. In ogni senso. Anche con gli incendi, numerosissimi, ad auto, magazzini, perfino cavalli ridotti a bonzi, fino al falò di maggio all’ufficio tecnico comunale per cancellare scomode pratiche su case e orrori abusivi. E’ questo il tormentato scenario delle frizioni e degli attacchi lanciati per esempio dall’ex sindaco Totò Martello, prima comunista, ora diessino, contro il medico eletto da Forza Italia, Bruno Siracusa. Ma, forse anche per non lasciare la scena a Martello, naturalmente davanti alla scaletta del jet, ecco che ieri il sindaco forzista s’è presentato a Fassino in aeroporto, in giacca blu. Come non aveva fatto il giorno prima per Borghezio, incontrato solo a fine serata per pochi minuti in un bar e senza dialogare con la sentinella di Bossi nell’isola, la saracena Angela Maraventano, una spina nel fianco di Siracusa. Né il sindaco ha scambiato due parole con Martello. Qui sanno sfiorarsi senza guardarsi. Ma è ben diversa l’atmosfera tra Fassino e il primo cittadino che se lo porta sulla sua auto per una stradina secondaria sbucando davanti alla caserma dell'Esercito costruita negli anni Ottanta dopo i famosi missili di Gheddafi. E Siracusa soddisfatto indica la collina da spianare: «Qui costruiremo un nuovo Centro da 4 mila metri quadri...». Ma non sa che il «nemico» ascolta. E non solo Martello che segue con altri il corteo e giura: «Se costruisce scatta la denuncia penale. Mai un nuovo Centro». Stessa minaccia della Maraventano: «La rivoluzione facciamo». E davanti alla caserma, non visto perché in pantaloncini e polo, contiene un moto di rabbia pure un generale arrivato qui per difendere la sua caserma: «Come possono costruire davanti a noi senza nemmeno informarci?». E Fassino forse non s’accorge che nel «laboratorio» Lampedusa sembra nascere contro Forza Italia una sorta di intesa fra Ds, Lega ed Esercito.
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