ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su CORRIERE DELLA SERA (Sezione: IN PRIMO PIANO Pag. 8 ) |
Martedì 25 Febbraio 2003 |
Fiorenza Sarzanini VERSO LE BASI USA / «Vogliamo difendere il diritto di manifestare ma non permetteremo reati» Viaggi notturni e trasporti con i Tir, le nuove contromisure del Viminale
ROMA - Viaggi notturni, spostamento di alcuni carichi sui Tir, agibilità di percorsi ferroviari alternativi. Il ministero dell’Interno mette a punto nuove misure per aggirare la protesta dei «No War». E decide di far partire i treni che trasportano materiale bellico durante la notte. «Dobbiamo fare in fretta - ripetono al Viminale - bisogna concludere l’operazione prima possibile». La mobilitazione generale annunciata dai Disobbedienti per domani preoccupa gli apparati di sicurezza. Per questo si sta cercando di concludere la consegna prima dell’inizio della manifestazione organizzata a Pisa che avrà come punto di arrivo la stazione di Migliarino, una delle tappe obbligate per i convogli che hanno come destinazione finale Camp Darby. Se questo obiettivo non sarà raggiunto, l’alternativa rimane quella di suddividere i carichi e trasferire alcuni container sui Tir. Una soluzione per niente semplice. Per sostituire i treni sono infatti necessari centinaia di autotreni e questo rischia di allargare la protesta anche a strade e autostrade. «Per il momento privilegiamo il trasporto su rotaia - spiegano al ministero - e con il trascorrere delle ore valuteremo se adottare altri provvedimenti». Sinora la parola d’ordine era «minimizzare». Ma dopo l’annuncio della mobilitazione generale, nessuno nasconde che la «situazione sta diventando critica». Il problema è stato affrontato ieri durante una riunione-fiume che si è svolta al Dipartimento di pubblica sicurezza per concordare le misure di ordine pubblico e quelle che coinvolgono la polizia ferroviaria. «Il piano del governo c’è - spiega il sottosegretario Alfredo Mantovano - ma non va pubblicizzato». Questori e prefetti delle città che si trovano sulla linea ferroviaria che da Vicenza porta a Pisa sono stati allertati affinché tengano a disposizione un contingente di uomini pronto a intervenire in caso di emergenza. Presidi fissi sono comunque stati istituiti in tutte le stazioni. A bordo dei convogli oltre ai militari, viaggiano agenti della Polfer che hanno il compito di impedire a chiunque di avvicinarsi. «Il blocco ferroviario - ripetono al Viminale - è un reato, così come l’interruzione di pubblico servizio». La linea imposta dal ministro Giuseppe Pisanu resta quella di garantire la libertà di manifestare, ma senza tollerare atti violenti. Per questo gli agenti impegnati a fronteggiare le proteste sono tutti in servizio di ordine pubblico e dunque in tenuta antisommossa, pronti a «caricare» chi impedisce il transito dei convogli. I presidi dei manifestanti si stanno ormai allargando a tutto il nord, ma anche nelle stazioni del sud sono stati allertati gli agenti della Polfer. Il timore è che l’intenzione dei Disobbedienti sia quello di arrivare al blocco totale del traffico in tutta la penisola. Proprio per questo si è deciso di concentrare le partenze nella notte e di far transitare i convogli su percorsi alternativi destinati prevalentemente al trasporto delle merci. Strade più lunghe e tortuose, ma lontane dalla tratta seguita dai treni destinati al traffico dei passeggeri. Per impedire che le informazioni sugli itinerari vengano comunicate a chi protesta, la disposizione è quella di comunicare i dettagli del viaggio soltanto pochi minuti prima della partenza e sempre su canali riservati. Poco o nulla si può invece fare contro chi aziona il freno di emergenza sui convogli civili per ritardare il traffico. «Abbiamo allertato i capitreno - spiegano al Viminale - e chi si presterà a questa forma di protesta dovrà essere denunciato». Questa mattina il questore di Pisa stabilirà con gli organizzatori il percorso della manifestazione di domani e disporrà i servizi di ordine pubblico. «Non militarizzeremo la città - assicura - perché la nostra linea resta quella del dialogo».
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