Daria Gorodisky
Palavobis, Castelli teme il ritorno della violenza
Il ministro: la cultura di sinistra è quella del casino, bisogna vigilare. La Loggia: con il ’68 similitudine azzardata
ROMA - «Credo che non si ripeterà la storia degli anni di piombo, ma sono certo che andremo incontro a qualche episodio di violenza». L’allarme viene catapultato dal ministro della Giustizia Roberto Castelli da Brescia, dove la Lega ieri era al lavoro con l’assemblea federale dei Giovani padani. Un allarme che il Guardasigilli suona commentando la manifestazione del Palavobis di sabato; e lì dove poco prima il suo leader politico (e ministro delle Riforme) Umberto Bossi aveva ricordato alla gioventù leghista che «bisogna diffidare del ritorno del pool di Mani pulite e del giustizialismo» e anche che «a noi le sedi le hanno bruciate e le bombe le hanno messe davvero: questo per dire come il terrorismo non sia molto lontano da certa gente». Continua Bossi: «Mi dicono che al Palavobis c’erano 15 mila persone. Facciamo 30 mila o anche 50 mila, però finisce lì: la sinistra non ha più il serbatoio perché non è più credibile». Castelli riprende i temi: «La cultura della sinistra è quella del casino e della violenza. Io sono vecchio e mi ricordo gli anni del ’68. Allora gridavano slogan e dicevano che lo Stato borghese era fascista e che sarebbe stato spazzato via. Qualcuno è passato dalle parole alla violenza di piazza. Vedo alcune analogie di quegli slogan con quelli del Palavobis, vi chiedo di vigilare». Un’analisi che sugli alleati di governo provoca reazioni diverse.
CAUTELA - Il ministro per gli Affari regionali Enrico La Loggia (Forza Italia) rifiuta «toni così allarmistici» e giudica «azzardata la similitudine con il ’68». Però, continua La Loggia, «anche se nelle ultime manifestazioni non ci sono mai stati atti di violenza, ci potrebbe essere qualche pericolo se si uscisse dalla logica democratica del confronto maggioranza-opposizione scatenando le piazze». Ma dallo stesso partito il vicepresidente dei deputati di Forza Italia Fabrizio Cicchitto dichiara che «sabato a Milano è nato un movimento eversivo». Molto più cauto è invece il sottosegretario agli Interni Alfredo Mantovano (An): «Non è mai opportuno valicare il confine delle critiche politiche. Il movimento del Palavobis ha una matrice anarcoide solo nel senso che esprime una protesta aspra senza proposte, caratterizzata dal desiderio di vedere Berlusconi in manette. Ma nulla di simile appare nelle modalità della manifestazione: Bertinotti ha ragione quando dice che si tratta di una "rivolta dei ceti medi"». Dunque alla richiesta di «vigilanza» avanzata da Castelli non si dovrà rispondere con misure straordinarie, per esempio per la manifestazione di sabato prossimo a Roma? «Assolutamente no», risponde Mantovano.
«POVERO FASSINO» - Più vicino al sentire di Castelli è invece il ministro per i Rapporti con il Parlamento Carlo Giovanardi (Ccd): «La tematica ripetuta del "resistere al tiranno" rischia di autorizzare qualunque tipo di resistenza. Anche quando Borrelli lancia i suoi appelli in questo senso, crea un clima in cui qualcuno alla fine può tradurre le parole in fatti». E ancora: «Sono ferito da certi slogan della piazza: sento parlare di regime, di governo eversivo, fanno richiami al fascismo… Penso che anche i Fassino, i Violante, i D’Alema siano imbarazzati per il tentativo di scavalcarli, di delegittimarli: un’operazione che porta con sé gravi rischi, perché alla classe dirigente responsabile si possono sostituire gli Agnoletto, i Casarini, i Moretti…».
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