ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su CORRIERE DELLA SERA (Sezione: IN PRIMO PIANO Pag. 8 ) |
Domenica 25 luglio 2004 |
Andrea Garibaldi
A DESTRA / Gasparri: no a un triciclo del Polo che escluda i centristi. Applausi a Malgieri che frena sul federalismo: non si fa a colpi di maggioranza
An e il dopo Berlusconi: potremmo esprimere noi il comandante
ROMA - Per cominciare, basta con gli «accordi separati» dentro il governo. Dall'hotel Villa Pamphili Maurizio Gasparri fa sapere a Berlusconi: «Il primo asse sbagliato fu quello di Forza Italia con la Lega, le cene ad Arcore... L'altro grave errore sarebbe oggi fare un "triciclo", An, FI e Lega, tenendo fuori l'Udc. Consideriamo che potremo anche noi di An aspirare a esprimere il comandante della nave». E Ignazio La Russa, sempre all'indirizzo di Berlusconi: «Forza Italia, partito di maggioranza relativa, deve fare più sacrifici per tenere assieme la coalizione. Rammentando che la nostra lealtà non significa fedeltà: siamo leali, ma non siamo fedeli a nessuno». Ben sottolineate le distanze anche dall'Udc. Sulla legge elettorale soprattutto: per Alleanza nazionale il bipolarismo è una scelta irreversibile, mentre l’Udc punta sul ritorno al proporzionale, «perché - dice Italo Bocchino - ha un progetto, aggregare al centro e in questo progetto loro diventerebbero locomotiva e noi i vagoni». Distanza sul premierato, inoltre, «perché - dice Gasparri - per noi è irrinunciabile, è già un compromesso rispetto al presidenzialismo che volevamo». Sulle riforme - com'è naturale - ci si riscalda e se Gasparri mette in chiaro ciò che non si tocca, altri vogliono ripensare e rivedere molto, avvicinandosi per questa via proprio ai centristi di Follini. Mario Landolfi: «Il Senato federale, così come è stato approvato ci riporta al notabilato di tanti anni fa, maggioranze che si faranno sui ponti e le strade da costruire, su interessi localistici e di parte». Gennaro Malgieri, direttore del «Secolo d’Italia», approfondisce: «Le riforme costituzionali non si fanno a colpi di maggioranza, vanno pensate in funzione degli interessi dello Stato, di una "nazione condivisa". Non accetterò mai riforme che frantumano la nazione». Applausi, forse i più intensi della giornata. Segnali che contrasti duri fra gli alleati di governo sono solo sopiti. Avviene tutto questo al convegno «Il terzo tempo della destra» (il primo tempo fu Msi, il secondo tempo fu An) organizzato dalla corrente «Destra Protagonista» (La Russa, Gasparri) «per superare le deviazioni del correntismo». Gli altri capi corrente, però, non raccolgono l'appello. Assenti Matteoli e Urso, di «Nuova alleanza», assenti Storace e Alemanno, «Destra sociale». Così Alemanno, il ministro dell'Agricoltura, non può ascoltare la Viviana Beccalossi, vicepresidente della Regione Lombardia, che parla di lui, veemente, dal palco: «Ha assunto migliaia di forestali prima delle elezioni, le sedi della Coldiretti sono diventati suoi comitati elettorali...». La bionda e vivace Viviana è però l'unica ad affidarsi ai manrovesci all'interno del suo stesso partito, ai siluri da corrente a corrente. Ben presenti, invece, all'hotel Villa Pamphili quegli «uomini del presidente», come dire vicinissimi a Fini, che più di tutti si battono non per dividere, ma per unire, attorno al presidente, appunto. Landolfi, Malgieri, Fiori, Mantovano, Ronchi. Circolava una vignetta ieri mattina pubblicata da uno dei fogli sponsor dell’evento. Un tizio dice all’amico: «Sono preoccupato per mio cugino... ha lo sguardo nel vuoto, dice di non sapere più chi è, cosa vuole, dove sta andando...». E l’altro: «Scommetto che è di Alleanza nazionale...». Proprio Andrea Ronchi, allora, ha stimolato l’orgoglio della platea: «An deve diventare il motore del centrodestra, con le sue battaglie per il bipolarismo, l’innovazione, la socialità in economia. An deve diventare centrale, non centro». Ecco, l’egemonia. Qui, questa parte di An getta uno sguardo al futuro, quello prossimo e quello più lontano. Gasparri: «Se sapremo ben navigare potremo anche aspirare a esprimere il comandante». Ma il problema non è solo questo, far governare Fini oppure - fra molti anni - il suo successore. Si tratta di riaprire le «Officine» che prepararono il programma della Casa delle libertà, di riprendersi gli spazi sui temi della destra - Legge e Ordine -, di guardare agli elettori laici e socialisti e radicali «dai quali ci separano differenze inconciliabili, ma con i quali possiamo avere visioni comuni su riforme, economia, politica internazionale». Con angolo mutato Malgieri ha invitato a guardare alla «destra diffusa, fuori di noi, perché tutto quello che non cresce è destinato a morire...». E, più diretto, Italo Bocchino: «Nel terzo tempo della destra possiamo portare con noi elettori che oggi votano Forza Italia e Lega. Per intercettarli, però, abbiamo bisogno di un nuovo contenitore. Andare "oltre An", disse una volta Peppino Tatarella...». Lo stesso Bocchino parla poi del «ritorno dei poteri forti, Bankitalia, Mediobanca, Confindustria, Massoneria, servizi segreti, poteri forti spesso invisibili, che devono invece essere riportati alla luce, alla trasparenza. Poteri che vogliono impedirci di governare». Quando sulla riunione si spengono le luci arrivano le reazioni delle altre correnti. Reazioni benevole. «Finalmente - dice Alemanno - l’identità del partito non viene semplicemente subordinata all’unità della coalizione di centrodestra. Ma le cose più importanti - aggiunge subito - vengono dette dai non allineati come Gennaro Malgieri e Mario Landolfi, che hanno il coraggio di mettere in discussione molti luoghi comuni sul federalismo. A settembre questi temi andranno approfonditi per evitare che Alleanza nazionale si limiti a fare da spettatore nel braccio di ferro tra Udc e Lega Nord». Manca poco, a settembre.
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