Virginia Piccolillo
Clandestini in regola, il percorso comincia alle Poste
I kit si possono ritirare da domani e riconsegnare dal 9 settembre. Busta bianca per colf e badanti, azzurra per gli altri lavoratori
ROMA - Sono due buste. Una è bianca e l’altra è azzurra. Ad esse è legato il destino di almeno mezzo milione di persone: i duecentocinquantamila clandestini da far «emergere» e gli altrettanti datori di lavoro: le cifre però sono ancora ipotetiche. Quella bianca, dedicata alla regolarizzazione di colf e badanti, sarà distribuita a partire da domani in tutti gli uffici postali, gratuitamente. Mentre quella azzurra non può essere consegnata finché non sarà varato il provvedimento-gemello, atteso per il 6 settembre, che darà il via alla sanatoria dei lavoratori subordinati. Le Poste, al debutto di un impegno di collaborazione con la pubblica amministrazione sul quale puntano molto per il futuro, annunciano che negli uffici più frequentati la distribuzione gratuita dei kit sarà assistita da impiegati «facilitatori». Il primo giorno utile per la presentazione delle domande scatterà mercoledì 9. Ma c’è ancora grande incertezza nelle famiglie e nelle aziende per due provvedimenti che, regolando una materia così vasta, lasciano aperti ancora dei quesiti. Inevitabili gli errori: il primo è nel kit. Dalla tabella che assegna a ogni paese di provenienza dell’immigrato un codice da inserire nel modulo per la dichiarazione del lavoro emerso manca la Romania: una delle nazioni dalla quale proviene una forte quota dei lavoratori interessati al provvedimento. «E’ una svista. Mancava in un elenco delle Poste che avevamo preso a modello» spiegano al Viminale. Sull’ipotesi di un imminente decreto-flussi per l’ingresso di altri 20.000 extracomunitari il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, dichiara: «Per ora non c’è nulla di concreto, ma non si può escludere. Le pratiche, per prevenire ogni evenienza, sono già state preparate».
BUSTA BIANCA - Contiene la «dichiarazione di emersione di lavoro irregolare di extracomunitari addetti al lavoro domestico o di assistenza». All’interno, oltre al modulo quadrettato in rosso da compilare e riconsegnare in originale, c’è la cedola della raccomandata assicurata sulla quale compare un adesivo con codice a barre che va staccato e riattaccato sulla busta; il bollettino del contributo forfettario Inps da 290 euro da pagare e reinserire nel plico e il foglio per le istruzioni. Ogni dichiarazione deve essere riferita a un solo lavoratore. Presentare la domanda costerà 40 euro e occorre farlo entro 60 giorni a partire dal 9.
BUSTA AZZURRA - E’ destinata alla legalizzazione degli «addetti al lavoro subordinato». Il contenuto è analogo. Con la differenza che l’esborso per il datore di lavoro è di 700 euro più 100 di spese postali. Sul foglio di istruzioni si specifica che «nessuna ulteriore attività deve essere espletata dal dichiarante o dal lavoratore in attesa della ricezione della lettera di convocazione della prefettura». Ci sono 30 giorni di tempo per spedire il plico.
POSTE - Il responsabile degli sportelli postali, Massimo Bragazzi, rassicura: «Siamo pronti all’assalto. Anche gli uffici periferici da domani avranno i kit. E nei 1200 sportelli con maggiore affluenza ci sarà l’angolo dedicato alla distribuzione con appositi cartelloni e personale che offre suggerimenti». Il primo? «Non fate la ressa il primo giorno». Per le informazioni saranno approntati a giorni un call-center, un sito Internet e un numero verde e uno spot.
PROSSIMI ARRIVI - L’ultima versione della Bossi-Fini consente di legalizzare chi è presente nel nostro Paese nei tre mesi precedenti all’entrata in vigore - il 9 settembre - senza tenere conto della sua data di ingresso, che può risalire a mesi o anni prima. Quindi anche chi arriva nei prossimi giorni, entro il 9 settembre, in teoria potrebbe approfittarne. Ma il sottosegretario Mantovano lancia un altolà ai «furbi»: «Verranno fatti controlli incrociati - avverte - la legge prevede misure ben precise per le false dichiarazioni e contempla anche l’arresto». Guai dunque a chi volesse assumere e licenziare subito dopo un immigrato solo per fargli ottenere la regolarizzazione. Dal 10 settembre in poi chi desidererà far entrare in Italia un lavoratore dovrà presentare una richiesta congiunta assieme all’interessato agli uffici del Lavoro.
CONTRIBUTI - Per essere regolarizzato il lavoratore deve guadagnare almeno 439 euro. Tutti i suoi datori di lavoro devono pagare il forfait iniziale e dividersi i versamenti trimestrali. In sede di firma del contratto, allo sportello polifunzionale della prefettura, un dipendente Inps calcolerà i contributi per il futuro. Mentre non è per nulla chiaro se i contributi per il dopo-regolarizzazione dovranno essere calcolati a partire dal 9 settembre, dal giorno di presentazione della domanda o dal giorno di convocazione in prefettura.
LE PAURE - Quello che preoccupa i clandestini è l’eventualità che il datore di lavoro possa morire durante la procedura di regolarizzazione. Al Viminale ipotizzano che si possano concedere all’immigrato i 6 mesi di tempo per trovare un altro posto, come in caso di licenziamento. «Cosa accade se la colf mi molla?» si domandano invece le famiglie. Al ministero rispondono che nei contratti verrà compresa la clausola di obbligo di preavviso. Se l’addio è regolare non resta che avvertire la questura: responsabile dell’immigrato diventa il successivo datore di lavoro.
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