ROMA - «Illegale». «No, sacrosanto». Il presidente del Senato Marcello Pera scrive al Corriere della Sera che non andrà a votare per i referendum sulla fecondazione assistita e spiega perché. Ma le sue parole infiammano gli animi e di nuovo gli schieramenti opposti si scontrano. Il leader radicale Daniele Capezzone lo attacca: «E’ come se il presidente della Repubblica si mettesse a fare campagna per il sì, il no o l’astensione». Sandro Bondi, coordinatore di Forza Italia lo difende: «Mi riconosco sia nella scelta dell'astensione sia nell'affermazione del valore della dignità della persona».
LO STRATAGEMMA - Secondo Pera astenersi non è «uno stratagemma furbo» ma «significa affidare al Parlamento il compito della eventuale revisione» della legge 40. Giusto, dice Gustavo Selva di An: «Se la legge in un futuro anche prossimo dimostrasse di non tutelare la salute della donna la si può modificare. Astenersi non è inutile». Non solo, gli fa gioco il collega di partito Riccardo Pedrizzi ma non è sbagliato dirlo. «Il fantasma Capezzone (e si riferisce ai lenzuoli bianchi indossati dai Radicali venerdì a Roma; ndr ), pretenderebbe di espropriare il cittadino Pera dei suoi diritti civili e costituzionali». Luca Volontè dell’Udc se la prende invece con le critiche a Pera di Piero Fassino. «Il segretario dei Ds - dice l’esponente Udc - falsa la realtà sul dibattito. Non c'è motivo però di evitare un confronto serio con le ragioni esposte dal presidente Pera». E’ d’accordo Gerardo Bianco, Dl: «Pera è un cittadino prima di essere il presidente del Senato e ha diritto di esprimere la sua idea».
PRINCIPI LAICI - E invece, gli ribatte Barbara Pollastrini dei Ds, «è triste e preoccupante vedere la seconda carica dello Stato nel ruolo di pasdaran dell’astensione», mentre dovrebbe difendere «i principi laici e liberali dello Stato». Sottoscrivono Antonio Del Pennino e Lanfranco Turci, senatori del Pri e dei Ds e componenti del comitato promotore dei referendum. E ricordano a Pera «che non andare a votare significa voler lasciare la legge così com’è» mentre proprio lui nella passata legislatura in Senato «ebbe a giudicarla declamatoria, reticente e anche un po’ ipocrita».
IL DIGIUNO - La scrittrice Dacia Maraini ieri ha digiunato in favore del sì e teme che la «prossima mossa contro le donne sarà la battaglia per cancellare la legge sull’aborto». Ma Maria Burani Procaccini di Forza Italia non ci sta: «Queste sono distorsioni scorrette del dibattito: la 194 non si tocca e nessuno di noi vuole farlo». E mentre il ministro Carlo Giovanardi appoggia il presidente del Senato («dimostra che il non voto è costituzionalmente e moralmente corretto»), il sottosegretario Alfredo Mantovano, An, è convinto che il vero bersaglio delle critiche dei Ds a Pera sia Rutelli.
Dire quello che si pensa sul tema non è solo giusto, è doveroso. Parola di Marco Follini, segretario dell’Udc. «Tutte le posizioni sono legittime, quello che non capisco è chi dice: "lo dirò dopo"». Per esempio? «Romano Prodi». Follini parla di Prodi ma a nessuno è sfuggito che pure senza dirlo abbia pensato anche a Silvio Berlusconi, altro leader eccellente che non ha espresso le sue intenzioni.
IL VOLANTINO - Un volantino per l’astensione con la faccia di Benedetto XVI e la scritta «Benedetto colui che si astiene», ha provocato qualche imbarazzo anche tra i porporati che ieri erano impegnati a Bari nel congresso eucaristico nazionale. L’audace volantino è stato distribuito da un gruppo di giovani che fanno capo al Comitato di astensione di An «Destra per la vita». L’idea? Del consigliere regionale Sergio Silvestris.