ROMA - A Lampedusa quasi un migliaio clandestini sbarcati in due giorni. Perché non funzionano gli accordi firmati con la Libia? Alfredo Mantovano, sottosegretario agli Interni, cerca di conservare un tono rassicurante: «Se consideriamo il volume complessivo degli sbarchi - risponde - non siamo al di sopra della media dell’anno scorso. Contano le condizioni metereologiche, che in questo momento sono favorevoli. La pressione sulle coste dell’Africa settentrionale è fortissima e il tragitto via mare dalla Libia è quello più breve».
E’ possibile che sia proprio la prossima entrata in vigore degli accordi italo-libici contro l’immigrazione clandestina a spingere in mare i disperati che vogliono giocarsi l’ultima car ta?
«Sì. Probabilmente le organizzazioni criminali, prima che gli accordi diventino operativi, si stanno impegnando al massimo. E’ anche vero che in questo momento i clandestini incontrano più difficoltà su altre rotte del Mediterraneo».
Ieri 90 clandestini sono stati rimandati a Tripoli in aereo. È un metodo che può risolvere il problema?
«Non è una novità. Lo abbiamo fatto altre volte sulla base di accordi precedenti, come quello siglato con l’Egitto nel maggio del 2002. È un metodo che useremo in misura crescente, serve a scoraggiare le partenze dei clandestini diretti in Italia: se sanno che vengono immediatamente rispediti indietro forse non partono».
Visto che gli accordi sono stati firmati, perché i libici non si danno da fare?
«Gli accordi non diventano operativi da un momento all’altro. Gli impegni sono stati assunti, ma devono tradursi in ciò che serve al Paese di transito per organizzare un argine all’immigrazione clandestina. Gli accordi con l’Albania sono stati un successo: per i clandestini la rotta albanese è chiusa da circa due anni. Ma prima che diventassero operativi c’è voluto del tempo».
Quanto ce ne vorrà per bloccare la rotta libica?
«L’Unione Europea sta per decretare la revoca dell’embargo a Tripoli. Poi ci sono solo i tempi tecnici: fornitura dei materiali e addestramento di chi li deve usare. Credo che l’efficacia dell’accordo si avvertirà solo entro la prossima primavera».
An propone di introdurre il reato d’immigrazione clandestina. Crede che questa proposta rientrerà nelle modifiche alla Bossi-Fini in via di approvazione?
«Gli emendamenti in discussione sono diversi, ma non credo che verrà introdotto il reato d’immigrazione clandestina. Penso che basterebbe aumentare il tetto della pena per la permanenza in clandestinità. I problemi che vanno affrontati sono altri».
Quali?
«La resistenza di alcune città, come Genova, a munirsi di un centro di permanenza temporanea per i clandestini. Questi centri facilitano le espulsioni, quindi contribuiscono alla sicurezza dei cittadini. Se invece i clandestini, da Genova, devono essere scortati fino a un centro che magari si trova in Sicilia, noi siamo costretti a spostare le forze dell’ordine su questo compito e quindi a sottrarre sicurezza ai cittadini».