ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su CORRIERE DELLA SERA (Sezione: CRONACHE Pag. 17) |
Mercoledì 30 giugno 2004 |
Dino Martirano
Il Viminale interviene. Dopo la sanatoria del 2003 difficoltà per l’applicazione della Bossi-Fini
Immigrati regolari, rientri più facili
ROMA - Colf , tate, badanti, infermieri, muratori, braccianti e, in genere, tutti gli altri lavoratori extracomunitari in attesa del permesso di soggiorno definitivo potranno tornare nei loro Paesi di origine dal 1° luglio al 30 settembre. Così, dopo mesi di confusione e di attese, il ministro dell’Interno è corso ai ripari e ha dato disposizione al capo della polizia affinché i posti di frontiera non creino problemi agli extracomunitari regolari che hanno in tasca il cosiddetto «cedolino»: ovvero il permesso di soggiorno temporaneo che, in media, diventa definitivo un anno dopo la convocazione in commissariato. Le indicazioni del ministro Giuseppe Pisanu sono state recepite da una circolare del capo della polizia, prefetto Gianni De Gennaro, che ha comunque posto alcune condizioni: l’uscita dall’Italia e il successivo rientro dovranno avvenire dallo stesso valico di frontiera e il viaggio non potrà prevedere il transito in altri Paesi Schengen. Per tre mesi dunque, da luglio a settembre, il lavoratore extracomunitario in possesso del passaporto, del vecchio permesso di soggiorno scaduto e del cedolino provvisorio potrà tornare nel suo Paese di origine o recarsi all’estero per motivi famigliari.. Il provvedimento del Viminale si è reso necessario perché, dopo la sanatoria del 2003 (654 mila regolarizzati) che prevede il rinnovo del permesso di soggiorno già dopo il primo anno, l’applicazione della legge Bossi-Fini sta incontrando molte difficoltà. In altre parole, gli uffici stranieri delle questure dei grandi centri metropolitani riescono a dare una risposta a chi ha tutte le carte in regola solo dopo un anno: e questo significa incertezza non solo per i viaggi all’estero ma anche per le assunzioni da parte di un altro datore di lavoro, per l’acquisto di una casa, per le iscrizioni al servizio nazionale sanitario, addirittura per sostenere l’esame di guida. Spiega Giulio Calvisi, responsabile Immigrazione dei Ds: «Il provvedimento del ministero era atteso ma è solo un tampone perché lascia in un limbo di incertezza circa 200 mila lavoratori, di cui 100 mila a Roma, che sono in attesa del permesso di soggiorno definitivo». In realtà, lo zelo con cui si sta muovendo l’apparato di polizia è dovuto anche al fatto che tra i 654 mila regolarizzati tanti sarebbero i «non aventi diritto», ovvero quella quota di extracomunitari che, in concorso con «datori di lavoro» italiani, ha presentato falsi contratti di assunzione. Ma che il meccanismo di filtri e controlli introdotto dalla Bossi-Fini stia mettendo in crisi le questure lo dice anche Giampolo Landi di Chiavenna, responsabile immigrazione di An: «E’ giusto l’espatrio temporaneo degli immigrati ma il provvedimento del Viminale non risolve a monte il problema dei lunghi tempi burocratici per la concessione del permesso di soggiorno». Da mesi Alleanza nazionale propone di «delegare il rinnovo dei permessi di soggiorno ai servizi postali, così come avvenne per la regolarizzazione del 2003, lasciando alle questure il solo compito di controllo della regolarità delle domande». Questo aveva chiesto a suo tempo il sottosegretario Alfredo Mantovano osservando che migliaia di agenti sono impegnati a sbrigare pratiche burocratiche invece di essere impiegati sul territorio nei controlli mirati per individuare i clandestini.
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