ROMA - Manca il decreto che coordina gli interventi contro gli sbarchi. Manca anche il decreto per mettere in pratica le nuove norme sul lavoro. Bisogna aspettare ancora per l’utilizzo degli aerei senza pilota e per il pieno impiego delle motovedette veloci. Diminuiscono gli arrivi, aumentano le espulsioni, contro l’immigrazione irregolare però resta ancora molto da fare. Dice Alfredo Mantovano, sottosegretario all’Interno: «La Bossi-Fini non è una bacchetta magica. Ma i risultati positivi già si vedono». Replica Livia Turco, ministro ai tempi del centrosinistra: «Questo governo ostacola i flussi regolari. Il risultato è la ripresa di quelli clandestini».
DECRETO - L’ultimo annuncio è del 20 gennaio. Il decreto attuativo della Bossi-Fini per dividere le competenze tra le forze impegnate in mare, doveva essere emanato dopo pochi giorni. E invece, dopo quasi sei mesi, non è ancora pronto. Il testo è noto: la Marina militare dovrebbe operare nelle acque internazionali, la Guardia di Finanza al limite delle acque territoriali, le capitanerie di porto vicino alla costa. Non solo. Il decreto avrebbe dovuto creare un centro di coordinamento unico. Dice Mantovano: «C’è stato qualche ritardo, solo questioni burocratiche. Il testo sarà emanato tra pochissimi giorni. E comunque, di fatto, almeno la divisione delle competenze è stata già attuata sul campo».
LAVORO - A segnalare il problema è la Turco, parlamentare ds. «Alla Bossi-Fini manca anche il decreto attuativo sul lavoro. Chi vuole assumere un extracomunitario non sa ancora se valgono le regole nuove o quelle vecchie». E cioè se l’immigrato, come dice la Bossi-Fini, può entrare in Italia solo se ha già un contratto di lavoro. Oppure, come diceva la vecchia Turco-Napolitano, può arrivare anche se il lavoro lo deve ancora cercare. «Molti, nell’incertezza, prendono un irregolare. Tra due anni servirà una nuova sanatoria».
AEREI - I predator sono aerei senza pilota da ricognizione già utilizzati in guerra dagli Usa. L’Aeronautica italiana ne ha ordinati cinque. Da tempo si parla di un loro utilizzo anche per avvistare le navi di clandestini. Ma ci vorrà ancora tempo. Il primo aereo dovrebbe arrivare entro la fine dell’anno. Gli altri quattro l’anno dopo. Per utilizzarli nello spazio aereo nazionale bisognerebbe creare corridoi riservati solo a loro, in modo da azzerare il rischio collisione con altri velivoli.
MOTOVEDETTE - Le nuove motovedette della Guardia di Finanza sono state presentate più di un anno fa, il 10 aprile del 2002. Due i punti di forza: i visori notturni e la velocità, 70 nodi, cioè 130 chilometri orari. Erano state ribattezzate le «Ferrari del mare». Allora ne furono consegnate 5, ne dovevano seguire altrettante. A tutt’oggi ne sono operative 2, una in Sicilia, l’altra in Puglia. Mercoledì scorso ne sono state consegnate altre due che saranno disponibili tra un mese. Le altre sei arriveranno dopo l’estate.
STRAORDINARI - Questo non è un problema nuovo. Ieri lo ha ricordato il procuratore di Agrigento, Ignazio De Francisci, che ha ringraziato i militari «per il lavoro che svolgono, nonostante manchino spesso i fondi per il pagamento degli straordinari». Cosa succede? All’inizio dell’anno ogni ministero assegna un monte ore straordinari per i suoi dipendenti, compresi militari e forze di polizia. Una misura per contenere le spese. Ma che danneggia chi, in caso di emergenza, finisce per superare di parecchio il tetto. Gli straordinari che superano il monte fissato - spiegano al Viminale - vengono retribuiti l’anno dopo. Non del tutto - ribattono i Cocer, i sindacati dei militari - se va bene arriva il 60/70%.
EUROPA - Qui la questione si fa complessa. Perché da tempo Roma chiede a Bruxelles di fare la sua parte: l’Italia, del resto, è per i clandestini la porta d’accesso all’intera Europa. Mantovano è ottimista: «Si sta facendo largo il principio della divisione degli oneri finanziari tra i Paesi membri. E i prossimi accordi di cooperazione con gli Stati da cui arrivano gli irregolari non saranno firmati da un singolo Paese ma dall’Ue. In attesa che venga creata la polizia di frontiera europea». E questa è un’altra lunga storia. L’idea risale al 1995. Per ora c’è solo qualche sperimentazione. Proprio oggi, a Bruxelles, ne torna a parlare la commissione Ue.