ROMA - Ormai gli ufficiali giudiziari sono di casa nelle caserme dei carabinieri e nei commissariati per i quali il Viminale non paga più l’affitto ai legittimi proprietari. I decreti ingiuntivi, dunque, piovono sulle stazioni dell’Arma e uffici di polizia: e il primo atto di una lunga disputa legale, con enti e singoli cittadini inferociti per la morosità dello Stato-inquilino, finisce con il sequestro cautelativo di computer e macchine fotocopiatrici. Tutto questo accade perché è cresciuto oltremodo il «buco» causato dalla logistica delle forze di polizia: è lievitato da 400 a 512 milioni di euro in soli due anni (2001-2003). Ecco perché, vista l’entità del debito accumulato, il Dipartimento della pubblica sicurezza ha ordinato il blocco temporaneo dei pagamenti in attesa che venga messo a punto un adeguato piano di rientro, d’intesa con il Tesoro. «Il problema è enorme e va risolto al più presto», ammette il sottosegretario Alfredo Mantovano che ricorda gli sforzi del governo in questa direzione e cita un’esperienza pilota in Lombardia dove i Comuni interessati si sono dovuti far carico in solido degli aumenti chiesti dai proprietari degli immobili: «Ma questa strada è percorribile solo se gli enti locali offrono la loro disponibilità».
GIRO DI VITE - Così, dopo il giro di vite della Finanziaria 2003, che impone tagli per il 20 per cento alle spese delle forze di polizia, al ministero dell’Interno la parola d’ordine rimane una sola: «Risparmiare su tutto». Tra i tagli, ci sono quelli imposti ai presidi antincendio dei Vigili del Fuoco che tutelano d’estate il patrimonio boschivo.
E, da ultimo, è scattata la disconnessione del servizio «Vsat» sul tratto calabrese dell’austostrada A3 istituito con i fondi europei destinati alla sicurezza del Mezzogiorno: ora, col sistema satellitare spento, le pattuglie della Polstrada non possono più collegarsi con continuità tra di loro e con il Centro operativo autostradale (Coa) di Lamezia Terme.
LE «VOLANTI» IN GARAGE - Al ministero dell’Interno i cordoni della borsa sono sempre più stretti. Mancano all’appello i 15 milioni di euro che avrebbero dovuto percepire, come indennità, i 10 mila agenti delle «specialità» (ferroviaria, stradale, postale). La somma sarebbe stata versata al Tesoro dalle Ferrovie, dalle Società autostrade e dalle Poste ma il ministero di via XX settembre l’avrebbe poi trattenuta lasciando il Viminale, il datore di lavoro degli agenti, in balìa di un ricorso al Tar innescato dal Sindacato autonomo di polizia: «Abbiamo in mano i decreti ingiuntivi ed è sicuro che gli ufficiali giudiziari andranno al Viminale e sequestreranno una delle tante auto blu, magari quella di Pisanu», avverte il segretario del Sap, Filippo Saltamartini. Il Sap, insieme ai fratelli maggiori del Siulp (Cisl) e al più piccolo Silp-Cgil, combatte da mesi una battaglia contro i tagli imposti dal governo nel settore della sicurezza. Spiega Saltamartini: «Penso alle tante volanti della polizia che sono ferme nelle autorimesse perché non ci sono più fondi per la manutenzione ordinaria e straordinaria dei veicoli. Ma lo sanno a Palazzo Chigi quanto dura un cambio d’olio e le pasticche dei freni, se l’automobile viene utilizzata ogni giorno per quattro turni di sei ore?».
NIENTE SOLDI PER I CLANDESTINI - Un’altra voce di spesa che non quadra è quella dell’applicazione della legge Bossi-Fini sull’immigrazione. A parte le disfunzioni registrate dai comandi della Guardia Costiera (a Genova gli ufficiali minacciano di fare una colletta per acquistare il carburante per le imbarcazioni), sono finiti i fondi per effettuare i voli charter che devono rimpatriare i clandestini. E le questure impegnate in questi lunghi trasferimenti di immigrati ricorrono massicciamente al lavoro straordinario degli agenti perché i mille poliziotti in più previsti dalla Bossi-Fini non ci sono ancora. «Dopo la decisione assunta nel penultimo consiglio dei ministri, posso dire che i 1.000 agenti arriveranno tra 5 o 6 mesi», assicura il sottosegretario Mantovano.