ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su CORRIERE DELLA SERA (Sezione: IN PRIMO PIANO Pag. 8) |
Mercoledì 4 maggio 2005 |
LE REAZIONI
Mantovano: «Mai stato un pentito»
«Definire Izzo collaboratore di giustizia, se i termini hanno un senso, non ha nessun fondamento». Taglia corto Alfredo Mantovano, sottosegretario all’Interno e presidente della commissione centrale del Viminale sui pentiti. Certo: «Non escludo che possa aver reso dichiarazioni collaborative, ma non per questo l’autorità giudiziaria ha chiesto per lui lo status di collaboratore di giustizia». Pertanto: «La commissione non si è mai occupata del suo caso», non gli ha mai concesso «alcun programma di protezione». «Qualsiasi sconto di pena o particolare trattamento in carcere non gli è derivato da effetti premiali dovuti alla legge sui pentiti». Ma è proprio sul ruolo di Izzo come collaboratore di giustizia che si infiamma la polemica politica. I senatori di An Alberto Arrighi e Sandro del Mastro delle Vedove puntano il dito contro la «troppa leggerezza nell’uso del pentitismo». E hanno presentato un’interrogazione al Guardasigilli per sapere «quale attendibilità» è stata «attribuita alle parole di Izzo». Di «tragedia annunciata» parla il leader dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro: «Se davvero, Izzo, da pentito, ha barattato informazioni utili con un regime carcerario meno restrittivo c’è da chiedersi quanto sia giusta questa politica». La Margherita ha firmato un documento per sottolineare come il reinserimento dei detenuti debba avvenire «in condizioni di sicurezza sociale». Mentre l’ex presidente del Senato Nicola Mancino ha chiesto la presentazione in Parlamento di «una relazione del ministro della Giustizia». E Castelli ribadisce: «Non va cambiata la legge quanto l’atteggiamento culturale di alcuni operatori» che rischiano di essere troppo «indulgenti».
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