Dino Martirano
Mantovano: il problema è l’efficienza C’è chi lavora solo 12 ore alla settimana
ROMA - «Se la magistratura pretende rispetto nei confronti del suo lavoro quotidiano, sappia che noi di An la Costituzione la conosciamo bene». Il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano certo non smentisce il suo leader Gianfranco Fini, quando afferma che certe proteste dell’Anm sono di una gravità enorme, ma compie lo stesso un gesto distensivo nei confronti delle «toghe» che intendono sfilare con la Costituzione in mano alle cerimonie di inaugurazione dell’anno giudiziario. Anche sulla giustizia, annuncia Mantovano, «An sarà il partito della ragionevolezza, che smussa gli angoli nell’ambito del centrodestra». A precise condizioni, però: «L’indipendenza e l’autonomia dei magistrati sono strettamente correlate al loro prestigio. Ma il prestigio dipende dai tempi e dalla qualità della giustizia».
Sottosegretario, come giudica l’idea dei suoi colleghi di Forza Italia di abolire le cerimonie per l’inaugurazione dell’anno giudiziario?
«Non è un’idea nuova perché 30 anni fa Magistratura democratica aveva proposto di abolire queste cerimonie. Nel ’69, alcuni esponenti di Md uscirono dall’Aula magna della Cassazione per andare in piazza Cavour per dimostrare che il loro posto era in mezzo al popolo».
Insomma, le piace o no la proposta di Pecorella e di Gargani?
«Certamente sbagliava Md all’epoca, certamente quello che dice Pecorella oggi ha il senso della provocazione in positivo. Queste cerimonie devono essere ricondotte al ruolo previsto dalla legge. Ovvero a un momento di bilancio».
Questi «bilanci annuali» servono a misurare l’efficienza del sistema?
«I dati forniti dai procuratori generali sono fondati sulla realtà. Ma, forse, sarebbe il caso che i magistrati portassero con sé, insieme alla Costituzione, anche i 4 codici. Ci sono tanti magistrati che lavorano anche 12 ore al giorno e altri, non una fascia marginale, che non lavorano neanche 12 ore alla settimana. Oggi il problema principale non è la politicizzazione, che pure esiste, ma quello dell’efficienza. Sulle verifiche si stava arrivando a qualche risultato, poi tutto è saltato con lo sciopero dell’Anm».
Esagera Fini nel dire che certe proteste dei magistrati sono «istituzionalmente inaccettabili»?
«Non credo che Fini abbia esagerato. Nessuno si scandalizza del ruolo politico dell’Anm, ma con queste iniziative l’associazione conferma di essere un vero contropotere politico nei confronti del governo. Era nell’ordine delle cose un’iniziativa clamorosa, in continuità con l’inaugurazione del 2002 e lo sciopero di sei mesi fa. Ma presentarsi con una copia della Costituzione in mano rappresenta una doppia provocazione nei confronti degli altri due poteri dello Stato. Uno: solo i magistrati sono i custodi della Costituzione. Due: gli altri o non la tengono in considerazione o, addirittura, la disprezzano».
Sul premier scelto dal popolo Fini ha fatto al sua mossa autonoma. Cosa farà sui temi della giustizia?
«An è la seconda forza della coalizione. Fino ad ora la sua voce non è stata alta e continua perché è intervenuta solo quando era necessario. E come sta avvenendo sul premierato, ci sarà un momento in cui bisognerà fare il punto di tutte le varie proposte presentate. Credo che An non si sottrarrà nel dare il suo contributo».
Ci sarà la separazione delle carriere tra giudici e pm, come annunciato dal presidente del Consiglio?
«È un’ipotesi, molto forte, che non prevede alcun percorso concordato. Previsioni nessun è in grado di farne. Però, da parte nostra, non esistono dogmi. Vedremo. Ci siederemo intorno a un tavolo con i partner della maggioranza e, poi, con le altre forze politiche e con le parti interessate».
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