ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su CORRIERE DELLA SERA
(Sezione:  Politica         Pag.    10)
Martedì 7 febbraio 2006

A Carlo Vulpio

CASO PUGLIA / Passa la riforma regionale del Welfare, Margherita e Udeur accettano di applicarla a chi è unito da «vincoli solidaristici»  

 

 Vendola trova l’intesa sulla parola «famiglia». Ma la norma vale per tutti i legami


 


BARI - Non c’era Cavour, e quindi non c’è stata la dotta e accesa disputa tra la formulazione «libera Chiesa in libero Stato» e l’altra, completamente diversa, «libera Chiesa e libero Stato». Ma le discussioni e le riunioni, dei singoli gruppi di maggioranza prima, e di giunta regionale poi, sono state molto sofferte e giocate attorno alla forma plurale «famiglie». Che alla fine è diventato il singolare «famiglia», ma accompagnato, fin nel titolo dell’articolo 22 della legge sul Welfare , da «unioni solidaristiche». In pratica, il disegno di legge approvato dalla giunta Vendola sul «sistema integrato dei servizi sociali per la dignità e il benessere delle donne e degli uomini di Puglia» estende «gli interventi e i servizi destinati alla famiglia» anche a quelle persone legate «da vincoli di parentela, affinità, adozione, tutela». Ma soprattutto, ecco le quattro parole che fanno la differenza, «da altri vincoli solidaristici». Un plurale in meno, ma un’autostrada in più verso i Pacs, i Patti civili di solidarietà. Sono le parole dello stesso assessore alle Politiche sociali, Elena Gentile, a chiarire cosa debba intendersi per «vincoli solidaristici». «Sono tutti quei legami di affetto, di solidarietà, di amore tra le persone», dice l’assessore.

L’acronimo Pacs non lo pronuncia mai nessuno, né l’assessore Gentile, né il presidente Vendola. Men che meno il segretario regionale della Margherita, Gero Grassi, o l’assessore udeur al Turismo, Massimo Ostillio, guardati a vista, questi ultimi, da destra e da sinistra per ciò che «da cattolici» avrebbero o non avrebbero fatto o fatto fare. Eppure, alla fine, anche loro felici e contenti, «da cattolici», nonostante le dichiarazioni e in qualche caso gli avvertimenti degli stati maggiori dei rispettivi partiti. «Diciamo la verità - sbotta Grassi -, su questo tema ognuno recita la sua parte, ed è pure giusto, ma alla fine abbiamo risolto un problema a tutti, anche ai cattolici che fanno gli intransigenti».

Forse non ha torto, Grassi, soprattutto se è vero quanto dice il «Rapporto Italia 2006» dell’Eurispes, e cioè che i cattolici sono cresciuti rispetto a quindici anni fa dell’8 per cento, ma sono anche diventati più «disubbidienti», poiché il 68% di loro si dichiara favorevole ai Pacs, il 65% difende l’attuale legge sull’aborto e il 79% è contrario al divieto per i divorziati di partecipare alla comunione. E tuttavia, è stato «cattolico» l’aggettivo più inflazionato nelle mille polemiche che hanno preceduto e seguito l’adozione del testo dell’articolo 22, anche nella variante «Chiesa cattolica» (Alfredo Mantovano, Raffaele Fitto, Enrico La Loggia, che ha definito «riprovevole» il disegno di legge), al punto che il Vaticano sembrava diventato un «convitato di pietra» ineludibile, con l’assessore Gentile, alla fine, che lo annoverava tra i «padri» di questa legge, un inedito per l’Italia. «Abbiamo tenuto in grande considerazione le riflessioni della Chiesa - ha detto Gentile - e del alto suo magistero». Per Fitto, invece, «le forze che si dicevano moderate sono scese a un ridicolo compromesso.

Parlare di "nuclei di persone legate da vincoli solidaristici" significa trovare una soluzione gattopardesca». Dice Fitto che le leggi sulla famiglia e sui servizi sociali approvate dalla sua giunta «non contenevano nessuna discriminazione e garantivano l’accesso universalistico alle prestazioni sociali a tutti i soggetti in stato di bisogno, senza tuttavia la forzatura ideologica di equiparare la famiglia ad altri tipi di unione». Ma dibattere di equiparazione o di estensione, adesso che la strada verso i Pacs è aperta, non eccita più di tanto nessuno. Mentre l’Unione può rifiatare e persino esultare. Proprio grazie alle unioni di fatto, considerate la sua bomba a orologeria.


    

 

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