ROMA - Per Piero Fassino ha ragione Stefania Prestigiacomo: «Chi è contro il referendum dica chiaramente che la legge sull’aborto non è in discussione». E così, negli ultimi giorni della campagna referendaria sulla fecondazione assistita i partigiani del «sì» insistono con il legame, che a loro giudizio esiste, con la 194. Mentre Massimo D’Alema critica il presidente del Senato Marcello Pera per la sua presa di posizione a favore del non voto.
FASSINO E L’ABORTO - Secondo il segretario dei Ds «l’astensione è solo un trucco con cui si chiede di esprimere un "no" senza dirlo esplicitamente». Ma, soprattutto, Piero Fassino condivide l’allarme già lanciato dal ministro per le Pari opportunità sul rischio di una successiva modifica dell’attuale legge sull’aborto: «È significativo che su questo argomento chi è favorevole al "no" o all’astensione, interrogato sul merito, dia sempre risposte sfuggenti». E sempre Stefania Prestigiacono insiste nuovamente sulla necessità che «i difensori della legge sciolgano il nodo dell’embrione che prima è intangibile e poi, quando diventa feto, può essere abortito».
Risponde il segretario dell’Udc Marco Follini: «Non bisogna fare di tutte le erbe un fascio: aborto e procreazione assistita sono argomenti diversi e tali devono rimanere». Mentre dal centrosinistra Giuseppe Fioroni (Margherita) ritiene «gravi» le affermazioni della Prestigiacomo: «Se il governo ha allo studio qualche progetto di revisione della legge sull’aborto deve comunicarlo».
«UNA FURBIZIA» - Così viene definito l’astensionismo da Massimo D’Alema: «In questo modo ci si fa forti di quelli che non vanno a votare perchè non interessati: è un atteggiamento grave che lascerà comunque una ferita». E Francesco Rutelli che ha annunciato di essere contrario al voto? «Penso tutto ciò che penso dell’astensione». Cioè malissimo. Ma il presidente della Quercia non risparmia critiche anche a Marcello Pera: «Ha sostenuto che il non voto è un modo di difendere il Parlamento. Ma se uno vuole davvero difenderne l’operato vota "no"». Altri politici a favore del «sì» se la prendono con la «mancanza di informazione sui referendum». Come fa Fausto Bertinotti. Mentre Marco Pannella chiede al presidente Ciampi di indagare «tra le alte cariche dello Stato» che rivolgono inviti all’astensione.
GIURISTI PER L’ASTENSIONE - Non tarda ad arrivare la risposta dal fronte del non voto. Alfredo Mantovano (An) sostiene che «Fassino, non avendo argomenti solidi per sostenere il confronto sulla procreazione assistita, fa demagogia sulla legge che regola l’aborto». L’Udeur che, come partito, ha dato indicazione a favore dell’astensione, invoca il non voto «per fermare lo scontro in atto nel Paese». Francesco Cossiga afferma che, in caso di una vittoria dei «sì», la prossima tappa «sarà legge per introdurre l’eutanasia». E anche dal fronte astensionista si moltiplicano gli appelli. Ieri è stata la volta di 103 giuristi schierati per il non voto, tra i quali il presidente emerito della Corte Costituzionale Riccardo Chieppa: «L’astensione è uno strumento per costringere il Parlamento a intervenire di nuovo per migliorare il testo, mentre con l’approvazione dei quattro quesiti si creerebbe un vuoto legislativo difficilmente colmabile».