ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su CORRIERE DELLA SERA
(Sezione: Interni   Pag.   )
Domenica 8 Settembre 2002

Roberto Zuccolini

Clandestini, scontro sui 250 mila da espellere
Su mezzo milione di lavoratori immigrati, esclusi quelli con il foglio di via. Tabacci (Udc): regolarizziamo anche loro


 

ROMA - E’ stato appena approvato dal consiglio dei ministri, ma il decreto sulla regolarizzazione degli immigrati già scatena una nuova bufera all’interno della maggioranza. Avverte Bruno Tabacci: «Vanno messi in regola anche gli extracomunitari a cui è stata intimata l’espulsione perché si tratta di gente che lavora e non ha commesso reati». E promette: «Presenterò un emendamento in Parlamento». In altre parole: l’esponente udc che già ha vinto la prima battaglia, quella sulla sanatoria per gli immigrati dipendenti e non solo per colf e badanti, ne prepara una seconda. Ciò vuol dire che i centristi della maggioranza sono pronti a un nuovo scontro frontale con la Lega. L’arma è sempre la stessa, l’emendamento, da presentare alla Camera quando il decreto sarà convertito in legge, insomma un «Tabacci-bis».


REGOLARIZZAZIONI A RISCHIO - Dal 1998, anno dell’ultima sanatoria, sono state «intimate» oltre 250 mila espulsioni. Si tratta di provvedimenti di tipo amministrativo perché non legati al compimento di un reato, ma alla semplice condizione di «irregolare», e in genere non determinano la partenza dall’Italia. Riguardano inoltre per lo più extracomunitari presenti in Italia da anni e in possesso di lavoro. Solo che, a differenza degli altri immigrati da regolarizzare, sono stati «scoperti» non in regola dalle forze dell’ordine. Per effetto dell’articolo 1, comma 8, del nuovo decreto non potranno accedere alla sanatoria, concessa solo a chi ha il permesso di soggiorno scaduto. Non solo: lo stesso divieto varrà anche per colf e badanti alle quali è stata intimata l’espulsione.
In assenza di cambiamenti, si restringe quindi in modo sensibile il numero di coloro che potranno regolarizzarsi. Se fino ad oggi si parlava di 500 mila persone il numero potrebbe ridursi della metà. Lancia l’allarme Mario Marazziti della Comunità di Sant’Egidio che già aveva segnalato il problema: «Si rischia ancora una volta di dare il via a un provvedimento contraddittorio: se il criterio è regolarizzare tutti gli immigrati che hanno un lavoro non si capisce perché si deve escludere chi lo possiede da anni e non ha commesso reati».


BATTAGLIA IN PARLAMENTO - Ma la partita nei prossimi giorni diventerà tutta politica. L’offensiva dei centristi, che venerdì in consiglio dei ministri hanno ceduto su questo punto per incassare l’assunzione a tempo determinato, sarà a tutto campo. Assicura Tabacci: «E’ ancora una volta una questione di principio oltre che di buon senso: gli immigrati colpiti da provvedimento di espulsione dovrebbero essere regolarizzati per primi perché, stando in Italia da diversi anni, si sono già specializzati nei diversi settori e integrati nel processo produttivo: non è ragionevole mandarli via perché a perdere sarebbe l’Italia. Per non parlare della reazione negativa di molti imprenditori che si vedrebbero così sottratta la loro manodopera». Tabacci sa bene che la Lega si opporrà con forza alla proposta di regolarizzarli, ma promette che i centristi andranno avanti lo stesso: «Non mi fanno paura le reazioni di chi ragiona in termini ideologici. Già abbiamo vinto una prima battaglia, vinceremo anche la seconda. Nel governo ci sono persone che riflettono e capiranno bene che non è possibile chiudere la porta a migliaia di immigrati, pena il fallimento della regolarizzazione». Conclusione: «Presenteremo un emendamento in Parlamento fra pochi giorni, quando il decreto dovrà essere convertito in legge».


LE POLEMICHE - Nel frattempo si scatenano altre polemiche politiche. Come quella del centrosinistra che, Rutelli in testa, accusa la maggioranza di avere attuato «la più grande sanatoria» degli ultimi dieci anni introducendo «norme contraddittorie». A difendere l’operato del governo è invece il sottosegretario Alfredo Mantovano: «Con il decreto approvato venerdì si completa il discorso riformatore della Bossi-Fini. E’ inoltre la risposta migliore a chi sostiene che si tratta di una legge razzista. Regolarizzeremo chi ne ha diritto e dimostreremo che l’unica strada per l’integrazione è quella legata al lavoro. A questo punto però ci attendiamo una risposta coerente da parte dei datori di lavoro: facciano emergere il lavoro come è giusto che avvenga».


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