ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su CORRIERE DELLA SERA
(Sezione:  Primo Piano         Pag.    11)
Giovedì 9 febbraio 2006

Alessandra Arachi

LA NORMA/ Manca ancora la tabella che fissa le quantità delle sostanze stupefcenti. L'approvazione del testo festeggiata nella Comunità di don Gelmini

   

 

 Passa la legge sulla droga. I dubbi di Castelli


 

ROMA - Adesso alla nuova legge sulla droga manca soltanto la firma di Carlo Azeglio Ciampi. E se dall’opposizione è un coro che si leva in un appello al presidente della Repubblica perché rimandi alle Camere la legge, nella maggioranza c’è la voce del ministro della Giustizia che solleva qualche perplessità. «Sono d’accordo con la legge, ma servirebbero piccole correzioni», ha detto Roberto Castelli due giorni fa. E ieri ha aggiunto, senza altre spiegazioni: «Già alla conferenza di Palermo ho fatto notare come il combinato disposto dalla legge sulla droga e dalla ex Cirielli avrebbe portato un intervento non voluto sui tossicodipendenti. Ora dico: bisogna dire che la droga è un male, ma senza punire i consumatori». La nuova legge sulla droga i consumatori li punisce. E non fa distinzione tra chi consuma droghe che fino a ieri venivano definite pesanti oppure leggere. E’ una punizione «amministrativa» quella prevista per i consumatori, anche se fino ad oggi non è ancora stato fissato il confine tra il consumo e lo spaccio. Ovvero: alla legge approvata ieri in via definitiva a Montecitorio mancano ancora le tabelle che fissano la quantità che stabilirà chi va in carcere accusato di spaccio e chi verrà punito per illeciti amministrativi perché consumatore. Sarà proprio il ministro Castelli che dovrà scriverle quelle tabelle insieme con il ministro della Salute Francesco Storace e con Carlo Giovanardi, il ministro che ha ereditato dal vicepremier Fini la delega sulla droga e che ha fatto sapere che il decreto sulle tabelle sarà pronto al più presto, entro un mese e mezzo. Intanto è l’ex ministro Maurizio Gasparri il primo a parlare di quantità concrete.

Ha detto, infatti Gasparri: «Non è vero che si andrà in carcere per uno spinello. Certo, se uno viene trovato con 10 o 15 spinelli, cioè con una quantità che possa far immaginare lo spaccio, ci possono essere conseguenze più gravi». Le conseguenze più gravi, ovvero il carcere.

Dieci, quindici, forse venti spinelli: in una conferenza a Palazzo Chigi nel dicembre scorso il ministro Giovanardi aveva distribuito tabelle che parlavano di una quantità, ancora da definire, che però variava tra dieci e venti spinelli per poter parlare di spaccio e dunque di carcere. E ieri sono stati gli operatori del settore riuniti nel cartello «Non incatenate il nostro crescere» a fare i conti in tasca alla nuova legge.

Conti che partono dalle segnalazioni alle prefetture per possesso di sostanze stupefacenti. Che, tradotto dalle regole della legge ancora in vigore, sarebbero i detentori di cannabis: 60 mila persone. Secondo Riccardo De Facci, coordinatore del cartello e responsabile nazionale della Cnca (le comunità di accoglienza) almeno i due terzi di queste 60 mila persone avrebbero in tasca quella quantità di spinelli sufficienti ad andare in carcere per spaccio. In numeri: quarantamila persone l’anno, oltre tremila persone al mese.

Ma la lotta alla cultura degli spinelli è proprio uno dei punti di partenza della legge. Il vicepremier Fini lo ha voluto ripetere anche ieri: «Dobbiamo dire con chiarezza, soprattutto ai giovani, che fumare, bucarsi non può essere un diritto garantito». E’ stato proprio Gianfranco Fini l’ispiratore e il più fiero condottiero di questa legge che ha attraversato con fatica tutta la legislatura e che al taglio del nastro è stata festeggiata da molti ispiratori nella comunità di Don Pierino Gelmini.

C’era il ministro Giovanardi, in prima linea e con lui tutto il Dipartimento antidroga e anche il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano che ieri in aula alla Camera ha voluto ricordare una frase («non è libertà autodistruggersi») detta dall’allora ministro Rosa Russo Iervolino quando, nel 1990, venne approvata la legge sulla droga che portava anche il suo nome.

Durissime, ancora, le reazioni dell’opposizione. E se Luciano Violante, capogruppo dei Ds alla Camera, parla di «una legge sbagliata che non prevede fondi e dà invece indicazioni molto generiche», il segretario dei radicali Daniele Capezzone si affida completamente nelle mani di Ciampi.


    

 

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