ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su CORRIERE DELLA SERA
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Lunedi 9 agosto 2004

Roberto Zuccolini

 

 

 Il ministro di An: Fini al partito? No, conti di più nel governo


 

ROMA - «Gianfranco Fini più impegnato dentro il partito? Non mi sembra questo il problema. Anzi, più i leader della Casa delle Libertà assumono peso dentro il governo, meglio è. E il discorso vale anche per Marco Follini». Firmato Maurizio Gasparri. In altre parole: prima di tutto viene la coalizione perché «se dovessimo perdere le regionali e poi le politiche a che servirebbe avere rafforzato il partito?». Il ragionamento del ministro delle Comunicazioni è semplice, ma forse non andrà molto a genio a chi, dentro An, reclama una linea diversa. Vedi Gianni Alemanno e Francesco Storace. Per quanto riguarda la maggioranza Gasparri invita inoltre ad allargare le alleanze. «Molto opportuna» viene giudicata quella con i radicali. E sul rimpasto? Se ci sarà, An dovrà essere considerata per il suo peso elettorale. Chiaro messaggio rivolto all’Udc. Un rimpasto che però «non si vede perché» debba portare alla creazione di un ministero per la lotta alla droga: «Nessuno ne ha parlato».

Marco Pannella si è dichiarato favorevole ad accordi mirati con il centro destra. Va ascoltato?
«Lavoro ormai da tempo a questa ipotesi e ho l’intenzione di rilanciarla con forza a settembre con il coinvolgimento di tutti gli alleati».

Non le sembra in contraddizione con la battaglia dei radicali contro la legge sulla procreazione assistita e la linea del governo sulla droga?
«Anche dentro il centro sinistra su quelle materie Rutelli non la pensa come Diliberto. Intese significative si possono invece trovare con Pannella su scelte di politica economica, federalismo, presidenzialismo, giustizia. Per non parlare della politica internazionale, visto che i radicali sono da sempre filoccidentali».

A proposito di droga: si dice che An voglia la creazione di un ministero per la lotta alle tossicodipendenze. E già si parla di Alfredo Mantovano come ministro.
«È una proposta inesistente. C’è stata invece un’altra novità. A dicembre la Finanziaria ha riportato la materia sotto la competenza della Presidenza del Consiglio con la costituzione di un dipartimento che ha già un responsabile, l’ex deputato di An Nicola Carlesi. Mantovano avrebbe tutti i titoli per essere ministro, ma per il momento si è preferito che a coordinare la lotta alla droga fosse Palazzo Chigi».

Nel rimpasto di governo, di cui parla ormai apertamente Silvio Berlusconi, potrebbe rientrare anche lei, magari come ministro della D ifesa?
«Era un discorso legato all’eventuale trasferimento di Martino all’Economia. Ma ora, con la nomina di Siniscalco, il discorso è chiuso. E comunque non scommetto sulle poltrone».

C’è però chi scommette su La Russa ministro per l’immigrazione.
«Ne avrebbe certamente la capacità. Ma per ora l’unica cosa sicura è la sostituzione di Buttiglione alle Politiche Comunitarie. Certo, non trovo nulla di scandaloso se An avrà qualche ministro in più: occorre tenere presente il rapporto di forze interno alla coalizione. Laddove anche il ruolo di Fini non è stato ancora ben definito».

Non pensa, come sostengono altri esponenti di An, che Fini debba occuparsi di più del partito?
«Fini è il leader e su questo non si discute. Ma la cosa più importante oggi è rafforzare il governo. Segretari e presidenti di partito devono assumere più responsabilità nell’esecutivo. Lo penso anche per Marco Follini».

Ma all’inizio di settembre, a Ponza, il vertice con Fini non sarà dedicato soprattutto ad An?
«Vedremo. Io penso comunque che a Ponza è meglio andarci in barca piuttosto che su una scialuppa di salvataggio: fra qualche mese ci saranno le regionali e poi le politiche. L’obiettivo è quello di vincere. O sbaglio?».

Una strategia che passa anche per l’ingresso di An nel Ppe?
«Come ogni lunga marcia si comincia sempre con un primo passo. Però sono convinto che occorre fare in Europa quello che si è già fatto in Italia, cioè andare verso la costruzione di un grande partito conservatore: è nella logica del bipolarismo. Rilancerò con forza questo discorso con gli alleati di governo».

Un governo che in queste ultime ore ha vissuto qualche fibrillazione sulle nomine ai vertici dell’Arma dei carabinieri.
«Si tratta di un normale avvicendamento, ma qualche telefonata in più per avvertire dei cambiamenti non sarebbe guastata».


    

 

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