TRAGICO SCHIANTO L’auto sulla quale viaggiava il finanziere morto a Brindisi con altri due compagni di pattuglia rimasti feriti
Pentiti, Mantovano «bacchetta» la Procura di Lecce Dopo la morte del finanziere di Brindisi il sottosegretario chiede più severità. Revocata la protezione a Massaro
LECCE — Alfredo Mantovano, sottosegretario all’Interno e presidente della
commissione centrale per l’applicazione
dei programmi di protezione in favore dei
collaboratori di giustizia (attiva da un anno dopo sei mesi di inattività), ha sferrato un duro attacco ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Lecce su
una presunta gestione «leggera» del pentito Salvatore Massaro che, il 4 novembre
scorso, dopo essere evaso dal luogo di
protezione, ha forzato un posto di blocco
della Guardia di Finanza a Brindisi uccidendo il finanziere Fabio Perissinotto.
Mantovano ha preso posizione ieri al Senato, rispondendo ad una
interrogazione presentata
al Governo dal diessino
Massimo Brutti (ex presidente della commissione
sui pentiti) proprio sulla
drammatica vicenda.
GESTIONE LEGGERA — Il sottosegretario Mantovano,
in modo particolare, ha criticato fortemente la gestione del pentito da parte dei
magistrati leccesi. Ed ha ricostruito le tappe del rapporto controverso con la
Dda di Lecce sulla situazione di Massaro. Secondo
Mantovano da due anni la
Dda ha chiesto l’adozione
del programma di protezione per Massaro, ma a
tutt’oggi le sue rivelazioni
non avrebbero portato ad
alcun arresto. Allora, perché chiederne la protezione allo Stato? Una gestione «leggera» del pentito? Il
sottosegretario all’Interno
ha anche contestato la decisione del magistrato di
sorveglianza di Roma che, dopo un’altra
evasione di Massaro avvenuta il 17 agosto scorso, ha concesso la scarcerazione.
IL PROGRAMMA — Ecco l’atto d’accusa di Mantovano: «Nei confronti di Massaro la
Direzione Distrettuale aveva chiesto nel
2000 l’inserimento nel programma speciale di protezione poiché lo stesso aveva
fornito notizie su omicidi, traffico di stupefacenti, contrabbando, rapine ed
estorsioni. Il 19 ottobre 2000 ed il 27 febbraio 2001 la commissione centrale per
l’applicazione dei programmi di protezione (guidata dal senatore diessino Massimo Brutti) aveva sollecitato alla Dda di
Lecce elementi informativi tesi a comprendere l’incidenza delle notizie fornite
dal Massaro su provvedimenti cautelari
che erano stati annunciati come di imminente emissione. Massaro era stato poi
sottoposto al piano provvisorio di protezione il 21 maggio 2001, sempre da parte
della commissione ancora presieduta dal
senatore Brutti, perché la Dda di Lecce,
pur non fornendo le informazioni richieste, aveva segnalato i rischi per l’incolumità personale del collaboratore, deri-
vanti da una sua prossima scarcerazione e aveva contestualmente
inviato copia del verbale illustrativo della sua collaborazione». IL PIANO PROVVISORIO — Ancora Mantovano: «Il provvedimento ha consentito
l’accesso di Massaro nel sistema tutorio, alle condizioni previste dalla legge.
L’attuale commissione
centrale non lo ha ammesso alle speciali misure di
protezione, lasciando in
piedi solo il piano provvisorio, avendo continuato a richiedere i necessari approfondimenti in ordine ai
requisiti previsti dalla legge. In particolare non si è ancora avuta notizia dei provvedimenti cautelari eventualmente emessi in base alle dichiarazioni di
Massaro».
L’EVASIONE — Mantovano così ha concluso il suo intervento al Senato: «Il 17
agosto scorso Massaro ha consumato un’altra evasione dalla detenzione domiciliare ed è stato arrestato
dalla questura di Livorno. Il 19 agosto è
stato scarcerato dal magistrato di sorveglianza di Roma ed il 21 agosto lo ha diffidato». Troppo poco, secondo Mantova-
no. Ieri sera, infine, la commissione centrale sui programmi di protezione dei collaboratori di giustizia ha revocato anche
la misura adottata in questi due anni per
a Salvatore Massaro. Ci voleva un finanziere morto per una decisione così drastica?
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