ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su LA SICILIA
(Sezione:  Politica  Pag.   5   )
Lunedì 19 maggio 2003

Gabriella Bellucci

IMMIGRAZIONE

Giustizia ed elezioni, sette giorni di fuoco

Alta tensione. I penalisti in sciopero mentre si attende il «plenum» del Csm sullo Sme. Fassino: governo fallimentare

 

Roma. Comincia compromessa dal «rush» finale della campagna elettorale e dalle mobilitazioni di avvocati e magistrati la settimana più calda della giustizia. Lo scontro politico intorno al processo Sme e alle immunità parlamentari è alle stelle e sembra improbabile che, per recuperare un clima congeniale al dialogo, sia sufficiente scavallare le amministrative. Due gli eventi che, a partire da ieri, sono destinati ad alimentare le tensioni: lo sciopero dei penalisti fino a dopodomani - salvo ulteriori giorni di astensione da fissare per giugno - indetto per protestare contro le «leggi strampalate» varate finora dal governo, a svantaggio dell'auspicato progetto organico di riforma sulla giustizia; e il dibattito al Csm sulla risoluzione in difesa dei giudici attaccati da Berlusconi all'indomani della condanna di Previti al processo Imi-Sir.

Non si conosce ancora la data in cui il «plenum» esaminerà e voterà il documento, ma è presumibile che ne uscirà un richiamo al rispetto delle sentenze sulla falsariga di quanto il Csm già fece nel febbraio scorso. Richiamo che arriverebbe di fatto - e con evidenti ripercussioni sul piano politico - anche dal capo dello Stato che di Palazzo dei Marescialli è il presidente. A tenere alta la polemica in Parlamento, comunque, provvedono i due poli. Il «lodo Maccanico» continua a farla da leone nei progetti del centrodestra che punta a sospendere i procedimenti a carico delle alte cariche dello Stato.

Nel vivo si entrerà subito dopo le amministrative, quando verrà depositato direttamente in Senato l'emendamento al ddl attuativo dell'art. 68 della Costituzione. Ma che il provvedimento dovrà essere esteso anche ai co-imputati lo dichiara apertamente il sottosegretario agli Interni, Mantovano (An). Perché, dopo lo stralcio per Berlusconi - spiega - il rischio è che una eventuale sentenza di condanna degli altri imputati (tra cui Previti) si trasformi in una sorta di «paracondanna» per il premier: destabilizzante per il suo ruolo istituzionale e motivo d'imbarazzo in previsione del semestre Ue.

A questo obiettivo, però, sembra proprio che la maggioranza dovrà arrivare con le proprie forze. L'opposizione resta tiepida sulla versione originale del «lodo Maccanico» e intransigente su ipotesi estensive.

«Non intendiamo cadere nella trappola - assicura il capo della Margherita, Rutelli - accettando magari la discussione, per poi ritrovarci di fronte a un emendamento salva-Previti». Porte chiuse. Tanto più che le parole del vicepremier, Fini, sui condizionamenti esercitati da parte della magistratura, secondo l'opposizione, non fanno che acuire l'escalation di fibrillazione istituzionale.

«E' la cattiva politica che cerca di bloccare i giudici», ribatte il presidente Ds, D'Alema, sottolineando che, con o senza sospensione del processo, l'Italia «non ha grande prestigio internazionale». Critico con Fini anche Rutelli: «All'epoca di Mani pulite An sventolava il cappio in Parlamento».

Non promesse mantenute ma «un governo fallimentare e deludente» è per il segretario dei Ds Piero Fassino il bilancio in rosso della Cdl. Rispondendo alle accuse del premier contro i «comunisti», il leader della Quercia sottolinea che «per Berlusconi il Muro di Berlino non è caduto».


   

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