ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su La Sicilia (Sezione: Pag. ) |
Martedì 21 Ottobre 2003 |
Laura Caputo
La Cia: le minacce sono di Bin Laden
Roma. Di fronte alle minacce di Al Qaida all'Occidente e anche all'Italia «sono state adottate tutte le misure di sicurezza, ma non dobbiamo creare allarmi fuori luogo». Il vicepremier, Gianfranco Fini, invita alla cautela nel consideare le minacce del terrorismo islamico. «Abbiamo la consapevolezza di aver garantito e di garantire, sia con le misure interne sia attraverso la collaborazione tra Stati, condizioni di sicurezza necessarie e sufficienti senza ovviamente sottovalutare le minacce terroristiche ma senza dar luogo a inutili allarmismi», dice Fini. Dalla Cia intanto arriva la notizia che l'ultimo nastro audio di Osama Bin Laden, trasmesso sabato dalla televisione Aljazeera, possa essere autentico. «Dopo un'analisi tecnica della cassetta, la Cia ritiene che la voce sia presumibilmente quella di Osama», ha detto un portavoce della Central intelligence agency. L'Italia però «non è al livello di rischio come Gran Bretagna e Usa, ma resta pur sempre un paese impegnato attivamente nella prevenzione e repressione del terrorismo di ogni tipo, e quindi anche di quello internazionale di matrice islamica», spiega in un'intervista a un quotidiano il sottosegretario all'Interno Mantovano, secondo il quale bisogna bandire il termine «paura». «La parola giusta da usare deve essere semmai preoccupazione». A ribadire che «l'Italia non ha mai abbassato la guardia» è il ministro degli Esteri Frattini secondo il quale «l'ultimo messaggio di Bin Laden conferma che nel mondo e anche in Italia la mano dei terroristi esiste ancora e che questa grande organizzazione non è stata ancora sconfitta». Il titolare della Farnesina rileva poi l'importanza della sicurezza e della prevezione e sul terrorismo dice: il dialogo e il confronto servono a capire le cause per stroncarlo e prevenirlo, ma non certo per giustificarlo.
Intanto non si fermano le indagini degli investigatori dopo gli arresti a Cremona, Varese e Firenze di tre marocchini (Mohaned Rafik, Mohamed Reouiane, Ouaziz Daoud) sospettati di appartenere a formazioni intergraliste islamiche.
I cinque, Abdelkader el Bakhtaouy, 40 anni, marocchino di Ormelle (Treviso), Hamid Khayrane, 42 anni, di Cessalto (Treviso), Mohammed Bouziane, 39 anni, di Motta di Livenza (Treviso), Khalid Moustati, 31 anni, di Pramaggiore (Venezia) e Mohammed Ben Miloud Amraoui, 35 anni, tunisino di Annone (Venezia), sono coinvolti nell'indagine condotta dal pm Carlo Nordio sulla presunta affiliazione al gruppo salafita per la predicazione e il combattimento, attivo in Italia e in Europa. I decreti di perquisizione erano stati firmati dal Gip Carlo Mastelloni.
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