ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su LA SICILIA
(Sezione:    Gela     Pag.    36)
28 maggio 2005

M.C.G.

 

 «Compatti contro il racket»


 

«Un manipolo di coraggiosi»: così il prefetto Vincenzo Santoro ha chiamato i quindici soci fondatori dell'associazione antiracket "Gaetano Giordano" la cui nascita è stata ufficializzata ieri alla presenza del sottosegretario agli Interni on. Mantovano. Riflettori puntati su Gela. Piantare la bandierina antiracket a Gela ha avuto un significato non solo locale se Tano Grasso ha detto che «l'associazione antiracket di Gela vale più di ogni altra già esistente» ed il sottosegretario on. Alfredo Mantovano ha chiuso il suo intervento dicendo ai gelesi: «Ce la dovete fare. Non solo per Gela ma per l' Italia. Se a Gela l'associazione avrà successo sarà un bel segnale per l'Italia tutta».

La nascita dell'associazione antiracket non fa certo cantare vittoria in una città difficile come Gela dove il pizzo si paga a tappeto. «Il lavoro sul serio comincia da domani - ha detto il prefetto Santoro - non faremo mancare il nostro appoggio a questi coraggiosi». E il sindaco Rosario Crocetta: «Non è un percorso semplice. Ci possono essere minacce alle persone e tentativi di screditare questa lotta per banali scaramucce politiche. Ma oggi Gela ha gli anticorpi per reagire. Oggi denunciare non è più un'attività socialmente disprezzabile.In due anni abbiamo messo su 300 iniziative sulla legalità che hanno creato un terremoto culturale.Gela è pronta a reagire. Si può denunciare con riservatezza e nell'anonimato».

Tano Grasso ha detto che nel 1992 l'associazione antiracket non fu veramente fondata. Si tentò senza successo di farlo. «Non riuscimmo dopo l'omicidio Giordano - ha raccontato Grasso - a mettere insieme una decina di vittime decise a reagire al racket. Quando si aprì il processo Bronx nato dalle denunce di commercianti contro i loro estortori, il tentativo di far nascere l'associazione a Gela fallì. All'apertura del processo quei commercianti erano soli. In aula non un commerciante non un gelese. La pagina più brutta per la società civile di Gela. Oggi non c'è più il clima di isolamento grazie all'esperienza politica di Crocetta che è la più esemplare in Sicilia. Quest'associazione deve produrre denunce, la merce che dobbiamo vendere è la fiducia». «C'è una voglia diffusa di Antimafia in Sicilia e Gela ne è la capitale - ha detto l'on. Giuseppe Lumia - Gela è cambiata, si respira un clima diverso da quando ha avviato un percorso che coniuga legalità a sviluppo. A giugno la commissione antimafia verrà a raccogliere risultati positivi».

Concludendo la manifestazione di ieri, il sottosegretario Mantovano - ha evidenziato che «oggi l'associazione non parte da zero. Le leggi sono più puntuali sia per la repressione che per il risarcimento alle vittime. Il Ministero si sta adoperando per evitare ritardi. Se questa associazione avrà successo lo si capirà dalle denunce, se cioè aumenteranno e se ci saranno le costituzioni di parte civile». L'associazione contatterà commercianti ed imprenditori che non vogliono pagare il pizzo con l'obiettivo di abbattere l'isolamento e creare «il muro di resistenza alla mafia». C'è da lavorare per coinvolgere il mondo agricolo dove il «pizzo di paga a metro quadro di terreno».

Tra il pubblico c'era qualche commerciante. «Quando la mafia entra nel tuo negozio e ti dice che devi pagare, ti senti sconvolto. La vita cambia. Non sai che fare. Tante volte mi sono chiesto perché. Perché devo dare a loro i soldi frutto delle mie fatiche. Non c'è alcun perché. E' ingiusto. Perciò ho aderito all'associazione antiracket. E spero che lo facciano tanti altri. Nel silenzio ed insieme possiamo farcela», ci ha detto un commerciante socio fondatore che era tra il pubblico.


    

 

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