ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su La Sicilia (Sezione: e Pag. 7 ) |
Martedì 2 dicembre 2003 |
Gabriella Bellucci Il fascismo «male assoluto». Storace e Alemanno strappano a Fini la convocazione dell'assemblea nazionale per il giorno 20
An, si va alla conta sulla «svolta»
Roma. Chiusi i conti con la storia, Fini li apre nel suo partito. Non con tutta An, che lo segue in maggioranza, né con Alessandra Mussolini, irreversibilmente dimissionaria e, da ieri, a capo dell'associazione «Libertà d'azione». Ma con la «Destra sociale» che ha ottenuto la convocazione dell'assemblea nazionale sabato 20, nell'immediata vigilia delle vacanze natalizie. I rapporti tra le correnti sono a dir poco agitati. C'è voluta una riunione dei vertici a via della Scrofa ieri sera per tamponare i malumori che avevano portato ai ferri corti il coordinatore, La Russa, e il governatore del Lazio, Storace. Complici alcune ricostruzioni giornalistiche (non smentite), che hanno attribuito a La Russa un pronostico del 3% per la lista personale che il governatore del Lazio si appresta a lanciare alle prossime amministrative: «Se valgo solo il 3%, allora non sentiranno la mia mancanza», ha replicato Storace, pienamente sostenuto nella polemica dal ministro Alemanno.
Immediata la rettifica di La Russa che ha definito il capo di Destra sociale «un pezzo importante del partito del quale nessuno vorrà mai fare a meno». E' evidente, insomma, che, al di là della schermaglie personali, le divergenze sul dopo-Israele restano intatte. E' all'assemblea nazionale che si svolgerà il dibattito ufficiale: «Ci confronteremo e ci conteremo», dichiara Fini, ben consapevole delle difficoltà interne, ma determinato a tirare dritto per la sua strada: «La destra italiana dev'essere giudicata per quello che è attualmente, non per i legami con il passato». Le stesse polemiche in corso sono «un'àncora che tira verso il basso», ammonisce Fini, convinto però che non sarà una scissione l'epilogo di queste che Mantovano definisce «ore drammatiche e, al tempo stesso, esaltanti». Al massimo, avverte Gasparri, «se qualcuno non è d'accordo, va via». Come ha fatto la Mussolini, cui Fini ha fatto gli «auguri» per la futura formazione politica. Per ora, il progetto embrionale è un'associazione, messa in piedi - spiega la nipote del Duce - grazie alla «disponibilità per una battaglia comune» manifestata da «tutta Italia». Storace non si è arruolato (la Mussolini l'ha sentita per telefono ieri mattina), ma invita il partito a non sottovalutare la novità. Tantomeno con «l'augurio sprezzante» che le ha rivolto Fini, invece di convincerla a restare. Non c'è dubbio che la corrente «Destra sociale» si senta poco rappresentata dalla leadership. «An non può apparire come un partito antifascista», mette in chiaro Alemanno, che esclude gli estremi per una scissione, ma annuncia una «rettifica» durante la sua visita in Israele, nel fine settimana, in veste di presidente dei ministri Ue per l'Agricoltura: fatta salva la condanna dell'Olocausto e delle responsabilità del fascismo, «andrò anche in Palestina e non mi esprimerò a favore della costruzione del muro».
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