ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su LA SICILIA (Sezione: Fatti di Sicilia Pag. 9 ) |
GIOVEDÌ 3 LUGLIO 2003 |
ELIO DESIDERIO
Sottosegretario visita Centro di Lampedusa e il ministro vola in Libia
Lampedusa. Ieri visita a Lampedusa del sottosegretario di Stato Alfredo Mantovano. L'aereo del viceministro, è atterrato a Lampedusa alle 10,30, in perfetto orario. Ad aspettare Mantovano c'erano il prefetto di Agrigento Nicola Simone, il questore Fulvio Della Rocca, il comandante dei carabinieri Paolo Edera, i comandanti della Guardia di Finanza Irasi e Conte, il sindaco Siragusa, con tutti gli assessori comunali. Con il viceministro, sono giunti anche due Prefetti del ministero degli Interni, Anna Maria D'Ascenzo e Dionisio Spoliti. Oltre ai due prefetti, vi erano anche il capo Dipartimento della Protezione civile Vincenzo Spaziante, con uno staff di tecnici. Come oramai di consuetudine, il sottosegretario è stato accompagnato presso il centro di prima accoglienza. La visita è stata molto accurata, i pochi clandestini che stavano nel centro, hanno intuito (dato lo spiegamento di forze) che il personaggio che stava visitando il centro era importante e ad un certo punto, si sono avvicinati in massa verso il sottosegretario. C'è stato un momento di tensione e i carabinieri si sono mossi immediatamente. In realtà, due clandestini, che sono a Lampedusa da più di qualche giorno, hanno rivolto qualche domanda al viceministro per sapere la ragione per la quale i loro compagni di viaggio sono stati portati via giorni fa, mentre loro no. Attimi di tensione ma con una certa tranquillità: il sottosegretario ha voluto parlare con i clandestini, dando loro le spiegazioni del caso, con l'aiuto del direttore del centro Claudio Scalia. Il sottosegretario, prima di ripartire per Roma, ha dichiarato: «L'impegno del Governo è notevole e l'incontro con le autorità di Governo di Tripoli credo che sarà determinante per scongiurare o quantomeno affievolire il problema. Sicuramente, la creazione di un nuovo centro di prima accoglienza porterà i clandestini a stare in un luogo più idoneo e più lontano sia dalla popolazione lampedusana». Intanto il ministro dell'Interno Beppe Pisanu volerà a Tripoli per sottoporre al governo del colonnello Gheddafi l'accordo «anti-sbarchi». Così, dopo tante limature e ritocchi, con un giorno di ritardo rispetto a quanto previsto inizialmente - si sono addotte «esigenze di agenda» ma la vera ragione sembrerebbe quella di rafforzare la cornice politico-diplomatica che dovrà sostenere l'intesa - oggi si saprà se la Libia accetta il piano. Con esso non solo si cercherà di chiudere le rotte libiche dell'immigrazione clandestina, come è già accaduto per Tunisia, Albania ed Egitto, ma di imprimere contestualmente una svolta ai rapporti tra Italia, Europa e Libia. In due parole, l'accordo sancirà anche il disgelo ufficiale dopo venti anni di embargo deciso dopo la strage di Lockerbie. I tecnici italiani hanno dovuto combattere infatti proprio contro le limitazioni dell'embargo stesso, che limita la possibilità di «commerciare materiali di possibile uso bellico» e hanno dovuto spiegare che i mezzi destinati alla Libia - elicotteri, aerei, motovedette, fuoristrada - avranno «esclusivo uso civile e non militare». Dunque, i mezzi italiani saranno trasferiti sul suolo libico in funzione di «controllo congiunto delle frontiere terrestri»: il pattugliamento delle coste non sarà «misto» - come si propose inizialmente -, ma «congiunto». La rivendicata sovranità libica verrà insomma garantita al cento per cento perchè sui mezzi sarà prevista comunque la presenza di uomini libici di collegamento. Quanto all'invio di militari italiani - punto delicato, dopo la gaffe della settimana scorsa del presidente del Consiglio Berlusconi - il ministro della Difesa Antonio Martino resta cauto e risponde di essere «pronto a valutare le richieste di impiego delle nostre forze armate». E la Libia cosa chiede? Oltre alla cancellazione dell'embargo, Tripoli vuole quote flussi - ovvero la garanzia di ingressi di cittadini libici nel territorio italiano - e agevolazioni per gli accordi commerciali. Intanto, Gheddafi ha accettato di intensificare la cooperazione con l'Unione europea per bloccare il flusso di clandestini provenienti dall'Africa settentrionale. L'assenza di sbarchi da oltre dieci giorni a Lampedusa è un segnale importante e concreto della collaborazione in atto. Che - si spera - lascia ben presagire sull'accordo di oggi.
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