ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su LA SICILIA (Sezione: Pag. ) |
Domenica 4 Aprile 2004 |
Pasquale Faiella
Napoli: processo troppo lungo, boss condannato e scarcerato
Napoli. La scarcerazione di un boss per decorrenza dei termini, in una città che solo martedì scorso ha vissuto il lutto cittadino per l'uccisione di una 14enne in una sparatoria tra clan, è una notizia che getta sale sulle ferite aperte. A Napoli, dopo il ritorno in libertà del capoclan Paolo Sorprendente, politici e cittadini si interrogano sul rischio che episodi del genere instaurino un clima di sfiducia, proprio mentre sarebbe necessario non abbassare la guardia nella lotta alla camorra. Inevitabile, dunque, che nel rione Forcella, dove una settimana fa è morta la giovanissima Annalisa Durante, ci si chieda se anche Salvatore Giuliano - unico arrestato finora per quel delitto - possa in futuro essere scarcerato come è successo per il boss di Bagnoli. «La giustizia - dicono gli amici della ragazza - deve cambiare, non è possibile pensare che tra qualche anno ci ritroveremo Giuliano a passeggiare tranquillamente in queste strade». Dello stesso avviso il parroco di Forcella, don Luigi Merola, che martedì ha celebrato i funerali di Annalisa di fronte a migliaia di persone: «Occorre certezza della pena, se no non si riuscirà mai a sradicare la camorra».
Ma intanto Paolo Sorprendente, 46 anni, boss della camorra del quartiere Bagnoli, ieri è tornato libero, aumentando lo sconcerto l'opinione pubblica. «Il sistema giudiziario è quello che è, è il sistema che ci siamo dati e ai magistrati spetta l'osservanza delle regole», dice il procuratore generale di Napoli Vincenzo Galgano, che mantiene un atteggiamento prudente sulla vicenda, sottolineando di non poter esprimere giudizi su una vicenda che non conosce nei dettagli. «I casi sono centinaia - si limita a ricordare - Si tratta di un problema molto delicato perchè investe la questione del bilanciamento tra i diritti costituzionalmente garantiti, come la presunzione di innocenza, e le esigenze di tutela della collettività». Secondo il sottosegretario agli Interni, Alfredo Mantovano, «le norme per evitare simili situazioni nel codice ci sono» mentre manca «l'efficienza di chi è chiamato ad applicarle».
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