ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su La Sicilia (Sezione: Catania Pag. 31 ) |
Venerdì 5 Marzo 2004 |
g. q. La «cura» sta nel denunciare Confermato: a Catania l'80% paga il pizzo
Il neo commissario antiracket Carlo Ferrigno e il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano, presenti ieri all'assemblea delle associazioni antiracket, hanno pubblicamente affermato il loro impegno personale e istituzionale nel rilancio della lotta antiracket a difesa dell'economia e dello sviluppo. «Il mio Ufficio - ha detto il prefetto Ferrigno cercherà di costruire con le associazioni antiracket un rapporto più stretto», mentre il sottosegretario Mantovano ha confermato la propria disponibilità persino su casi concreti che richiedano la sua presenza fisica «perché anche questa talvolta serve a dare coraggio». Mantovano ha detto che «nel panorama della lotta al racket ci sono luci e ombre, ma non si può negare che non stiamo partendo da zero. Le luci sono costituite da una serie di buone leggi (il risarcimento del danno anche in tempi brevi, per dirne una). Le ombre dal calo del numero delle denunce. «Denunciare- ha osservato il sottosegretario - non è più un atto eroico, ma un gesto di buon senso. Se non si denuncia non si esce dall'assoggettamento. Lo Stato è pronto a sostenere coloro che decidono di ribellarsi al racket. Catania e la sua provincia sono testimoni di reazioni significative al racket, con immediata risposta delle istituzioni che sono state al fianco di chi ha denunciato. Ma se non si denuncia si perde il diritto a lamentele e recriminazioni». Tra i propositi dell'onorevole Mantovano c'è il coinvolgimento, in questa lotta, del sistema bancario insieme alle associazioni; a proposito ha ricordato un protocollo d'intesa siglato nel dicembre del 2003 che impegnava i dirigenti bancari a creare, in ogni filiale, un referente per le situazioni a rischio. E arrivato il momento, dunque, di verificare se quei protocolli non siano per caso rimasti solo belle intenzioni su carta. Il sottosegretario ha anche promesso una campagna informativa affinché si possano far conoscere le possibilità di aiuto offerte dalle leggi. «L'associazionismo antiracket è ritenuto essenziale per rompere il muro del silenzio e dell'isolamento - ha concluso - e per questo siamo obbligati a lavorare insieme». Sullo sfondo di tutto ciò c'è una realtà dura da digerire: quasi tutti i commercianti di Palermo e l'80 per cento di quelli di Catania e Messina continuano pagare il «pizzo», ma le bombe e gli attentati sono in netto calo, perché la mafia non ha più bisogno di attuarli. I dati sono stati aggiornati dal presidente della Federazione associazioni antiracket e antiusura, Lino Busà, il quale è convinto, come gli altri, che la strada per uscire da questa situazione sia la denuncia. «Denunciare conviene - ha aggiunto - perché rende liberi. Ma occorrono anche un impegno e un segnale forte da parte dello Stato». Il presidente Fai ha ricordato a questo punto che il fondo di solidarietà per le vittime del racket non è stato rifinanziato dall'ultima Finanziaria e che non si fanno più campagne d'informazione dal 2001. Anche il fondatore storico dell'antiracket ed ex commissario nazionale Tano Grasso ha sostenuto che la parola magica per combattere il racket è la fiducia. «Sembriamo essere tornati indietro di 20 anni - ha detto - la diffusione delle estorsioni in Sicilia è molto simile a quella degli anni Ottanta, quando i commercianti pensavano che pagare la tangente fosse un inevitabile costo di produzione, come il consumo della luce e e del gas. La causa di questo è che che gli operatori economici hanno meno fiducia nelle istituzioni. Allora, sostiene Grasso, il problema politico è aumentare la fiducia verso lo Stato. In che maniera? Prima di tutto parlandone. Se nessuno parla del fenomeno diventa normale pagare il pizzo; e se non si parla del fenomeno, figuriamoci se le vittime vanno a denunciare.... in altre parole abbiamo una rappresentazione falsata del fenomeno. Per questo ci vuole anche una volontà forte del Governo, che deve mettere nella propria agenda tra i problemi prioritari del Mezzogiorno la lotta al racket».
Una nota a margine: durante l'incontro di ieri, l'Asaec di Catania, ha annunciato l'istituzione di tre premi del valore di 1500 euro ciascuno, da destinare a tesi di laurea delle facoltà di Giurisprudenza, Scienze politiche ed Economia dell'università di Catania che approfondiranno lo studio statistico e scientifico del fenomeno estorsivo e le sue ricadute sul tessuto sociale ed economico del territorio. E' anche così che si promuove la cultura della legalità.
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