ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su LA SICILIA (Sezione: Agrigento Pag. 48 ) |
venerdì 5 settembre 2003 |
ELIO DESIDERIO
Mantovano: «Basta demagogia»
Quello che è stato progettato e attende di essere realizzato a Lampedusa «non è un centro di permanenza temporanea (che può trattenere il clandestino fino a 60 giorni), ma un centro di prima accoglienza, che prevede la sosta per un tempo massimo di due o tre giorni, per poi trovare adeguata collocazione altrove». Così il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano è intervenuto da Roma per fare chiarezza sulla vicenda che da giorni vede l'isola in subbuglio. A Lampedusa, aggiunge Mantovano che si è recato in visita nell'isola agli inizi di luglio, «esiste un centro per immigrati, che sorge a ridosso dell'aeroporto: è la prima struttura che il turista vede quando arriva, e ha rivelato una capienza insufficiente per le emergenze». «La posizione geografica di Lampedusa - spiega Mantovano - la rende il primo approdo delle imbarcazioni di vario tipo che, partendo dalle coste libiche o da quelle tunisine, trasportano extracomunitari che intendono arrivare clandestinamente in Italia». «Chi giunge a Lampedusa su un gommone o su una carretta del mare - dice ancora - deve restarvi per il tempo necessario a essere rifocillato (spesso si tratta di donne o bambini che sono stati in mare per più giorni), e poi viene trasferito altrove». Dunque, secondo il sottosegretario «questa è la logica che ha portato a progettare un nuovo centro e a individuarne la localizzazione in un'area lontana dalle aree turistiche e dai centri abitati, interna all'isola, tale da garantire una migliore funzionalità». Mantovano spiega anche che «la situazione degli sbarchi, è diventata particolarmente grave, e ha determinato un notevole incremento dell'afflusso sull'isola, fra la fine del 2002 e l'inizio del 2003, a seguito del mutamento delle rotte degli scafisti, e dei successi della collaborazione internazionale con l'Albania, con la Turchia e con l'Egitto». Per contrastare il fenomeno «il governo è intervenuto anzitutto intensificando i contatti con la Libia e con la Tunisia, a livello tecnico e a livello politico, ottenendo il risultato di ridurre drasticamente gli arrivi nel corso dell'estate, nonostante le ottime condizioni del mare». «Questo però - aggiunge il sottosegretario - non risolve tutti i problemi di Lampedusa, sulle cui coste, sia pure con intensità inferiore, continuano ad approdare la gran parte dei clandestini che oggi tentano di entrare in Italia». Per questo, «posto che sarà intensificata quella collaborazione internazionale che ha iniziato a dare buoni frutti - sottolinea Mantovano - chi, anche da sponde politiche diverse, contesta il nuovo centro deve essere consapevole che le alternative a esso sono o - come è avvenuto finora - la problematica gestione del centro esistente, vicino all'aeroporto, o la libera circolazione dei clandestini per le strade di Lampedusa». Dunque, conclude il sottosegretario «se la demagogia e la strumentalizzazione, anche localistica, lasceranno il passo a quella valutazione ragionevole che aveva trovato concordi l'amministrazione comunale di Lampedusa, il ministero dell'Interno e la protezione civile, ciò sarà vantaggioso per tutti, a cominciare dagli abitanti di Lampedusa».
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