ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su Il Sole 24Ore
(Sezione: ITALIA POLITICA    Pag.   10  )
Venerdì 22 novembre 2002

D. St. .

Berlusconi risponde a Fini, ma An insiste per il no - Voto incrociato in Parlamento sulle mozioni per le carceri

«Libertà di coscienza sull'indulto»
Castelli alla Camera: in questo momento sarebbe una resa - Deputati di Fi criticano il ministro e la Lega insorge - Rutelli: dalla Margherita dieci proposte sulla giustizia


 

ROMA * L'indulto infiamma la maggioranza, scavando un solco sempre più profondo tra An e Lega, da un lato, e Forza Italia e Ccd, dall'altro lato. Prova a fare il pompiere il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che, dopo il no del suo vice Gianfranco Fini a ogni ipotesi di clemenza (indulto, indultino, amnistia e grazia a Sofri), fa sapere che nella Casa delle libertà «ciascuno sarà libero di decidere secondo coscienza». Ma più che un caso di coscienza, la divergenza di opinioni rischia di diventare un caso politico: la Lega chiede infatti «un chiarimento politico nella maggioranza1» che riconfermi la fiducia al ministro della Giustizia Roberto Castelli.

Il caso scoppia nell'Aula della Camera, mentre si stanno discutendo le mozioni sulle carceri (approvate quelle di An, Lega e Fi ma l'Ulivo ha votato contro le prime due e si è astenuto sulla terza). Castelli ricorda che in materia di amnistia e indulto il Governo «non può che prendere atto della volontà del Parlamento» ma aggiunge che un eventuale atto di clemenza sarebbe «una resa dello Stato non giustificato dai fatti perché la situazione è difficile ma sotto controllo». Poi prende la parola il vicepresidente della Camera Alfredo Biondi e il suo è un attacco frontale contro la «demagogia» del ministro, applauditissimo dai colleghi di Fi: quanto basta per far chiedere al capogruppo del Carroccio Alessandro Cè «un chiarimento politico nella maggioranza» . «Questo è lo stesso ministro - dice Cé - che avete sempre applaudito quando ha difeso e portato avanti altre leggi che non erano tra le priorità della Cdl. Siamo stanchi di essere sul banco degli imputati: gli atti di clemenza non erano nel programma su cui abbiamo avuto la fiducia degli italiani». Biondi non si scompone. «Sono orgoglioso che i miei princìpi non siano condivisi da chi mostrava in Aula il cappio...», replica. Ma Cé insiste e se la prende con Fi che, dice, «è una lobby di avvocati che sta andando oltre le righe».

E Castelli? Il ministro esce dall'Aula nervoso e contrariato. «Credo che un problema ci sia» ammette, anche se circoscrive il problema «ad alcuni esponenti di Fi, che non perdono occasione di attaccare il ministro. Non credo sia consentito a nessuno - aggiunge - chiedere i voti ai cittadini su un certo programma e poi portare avanti posizioni opposte». Ma il capogruppo di Fi, Elio Vito, assicura che «si è creata una polemica sul nulla».

Intanto An ribadisce, con Alfredo Mantovano, il no all'amnistia e all'indulto mentre Gaetano Pecorella di Fi rilancia la proposta Pisapia-Buemi sull'indultino perché «prevede che la pena sia sospesa solo se il detenuto ha un comportamento meritevole». Il confronto parlamentare su indulto e indultino, intanto, slitta alla prossima settimana. E mentre il leader dell'Ulivo Francesco Rutelli (che preannuncia 10 proposte innovative della Margherita sulla giustizia) invita Fini a ripensarci, da Praga Berlusconi getta acqua sul fuoco: «Essere parte di un'alleanza - dice - non significa essere d'accordo su tutti gli argomenti e significa anche mantenere sensibilità diverse. Ho sempre detto che se il problema si ponesse, dovrebbe essere lasciato alla libertà di coscienza di ciascuno. Non è questione che deve avere risposte dalle singole forze politiche».


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