ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL Sole 24Ore Mercoledi 13 febbraio 2002



Il Governo smentisce l'allarme del Csm sul recente calo del numero dei collaboatori


«Protezione» per oltre 5mila pentiti


 

ROMA. La nuova legge sui pentiti non ha provocato una contrazione dei collaboratori di giustizia, anche se sussistono dei problemi applicativi delle norme. E quanto sostenuto ieri davanti al Csm dal sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano, che presiede la Commissione su pentiti e testimoni. Il sottosegretario è stato ascoltato a porte chiuse per più di un'ora dalla Commissione sulla criminalità organizzata del Csm, che proprio l'estate scorsa aveva lanciato l'allarme sul calo dei collaboratori di giustizia e aveva messo sotto accusa la nuova legge con una relazione controversa, che il plenum aveva rispedito al mittente. Un allarme che non ha trovato riscontro nelle parole di Mantovano, che ha pure parlato dì difficoltà legate all'interpretazione della nuova legge e avrebbe tra l'altro puntato il dito contro l'impreparazione di alcune procure a dare attuazione alle nuove norme. Da alcuni uffici arrivano richieste di ammissione ai progranmi di protezione poco comprensibili e' non adeguatamente motivate, ha lamentato Mantovano, con il risultato di creare intralci all'attività della Commissione sui pentiti, che diversamente sarebbe in grado di rispondere alle istanze in tempi brevi. «Il Csm farà tutto quanto in nostro potere, anche nell'ambito dei programmi di formazione dei magistrati, per collaborare al superamento di alcuni dei problemi prospettati dal sottosegretario», ha assicurato al termine dell'audizione il presidente della Commissione sulla criminalità organizzata del Csm, Gianni Di Cagno.

Secondo i dati forniti a luglio dalla Commissione del Csm tra il 1997 e il 2000 il numero delle proposte di collaborazione avanzate dalle Direzioni distrettuali antimafia si sarebbe più che dimezzato passando da 238 a 105, mentre le proposte accettate avrebbero subito una contrazione del 77% (da 193 a 45). Ma per Mantovano la nuova legge funziona, anche se non ci sono ancora i regolamenti attuativi che semplificherebbero il lavoro delle procure e della commissione stessa. La commissione sui collaboratori di giustizia negli ultimi quattro mesi si è riunita oltre 30 volte, I componenti hanno esaminato 58 nuove ammissioni, dieci delle quali riguardano testimoni di giustizia, e verificato lo stato di 60 programmi con 31 capitalizzazioni (cioè fuoriuscita dal programma con l'assegnazione di una somma di denaro). Sono attualmente 1.099.. i collaboratori di giustizia inseriti nel programma di protezione del ministero dell'Interno. Una cifra sostanzialmente stabile rispetto al passato, che sale a 4.845 se sì considerano i familiari dei pentiti sottoposti a protezione . I testimoni, ovvero i cittadini non appartenenti alla criminalità organizzata che hanno deciso di favorire con i] loro contributo le indagini di forze dell'ordine e magistratura, sono 71. Con i loro familiari, il dato complessivo delle persone protette sale a 211. Sono quindi attivi in questo momento programmi di protezione per 5.056 persone tra collaboratori e testimoni. Una cifra che non si discosta molto dalle 5.126 persone protette all'inizio dell'attività della commissione sui collaboratori e testimoni di giustizia del Viminale nell'ottobre dello scorso anno.

Il dato di vera novità della nuova normativa la legge 45 del 2001 e della nuova. filosofia digestione della materia ha spiegato Mantovano ai consiglieri di Palazzo dei Marescialli, è il grande favore nei riguardi dei testimoni, i cittadini che si trovano ad assistere di persona a fatti di criminalità organizzata mettendo così a repentaglio la loro stessa incolumità personale. Nei loro confronti, ha aggiunto il sottosegretario all'Interno, ci deve essere la massima attenzione e deve essere garantito ogni sforzo per un reinserimento nella vita sociale e lavorativa il più possibile vicino alle condizioni di vita precedente alla collaborazione.

I testimoni, insomma, non vanno trattati da controparti ma come persone che devono poter decidere del loro futuro. Di qui l'opportunità di una preventiva consultazione prima di compiere delle scelte che incideranno sulla loro esistenza.

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