ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su IL Sole 24Ore | Venerdì 1 marzo 2002 |
Barbara Fiammeri
Immigrati, primo sì alle nuove regole
ROMA - La nuova legge sull'immigrazione ha ottenuto ieri il via libera del Senato. Ora il provvedimento passa alla Camera che se non interverrà con nuove modifiche lo renderà definitivo. A votare sì sono state tutte le forze della maggioranza che con 153 voti favorevoli (2 le astensioni e 96 i voti contrari) hanno licenziato il testo Fini-Bossi. Molte le novità del disegno di legge che introduce misure restrittive per l'ingresso degli extracomunitari consentendo di fatto il soggiorno in Italia esclusivamente a coloro in possesso di un contratto di lavoro. L'assemblea del Senato ha confermato l'uso delle navi della Marina per contrastare gli sbarchi dei clandestini, la sanatoria per le colf attualmente prive di permesso di soggiorno che svolgono lavori domestici o di assistenza presso le famiglie e anche la limitazione per gli extracomunitari agli alloggi popolari. Per il Governo e la maggioranza la nuova legge è destinata a rivoluzionare «positivamente» il problema dell'immigrazione clandestina. L'innovazione del permesso di soggiorno legato al contratto di lavoro rappresenta, secondo il ministro del Welfare, Roberto Maroni, «il primo passo verso un sistema di gestione dei flussi più moderno, più europeo, più equilibrato e davvero solidaristico». E alle legilslazione degli altri Paesi europei ha fatto riferimento anche il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, che ha evidenziato le pene più severe introdotte «per i mercanti di schiavi». Quanto alla regolarizzazione delle colf, ha spiegato il ministro per le Pari opportunità, Stefania Prestigiacomo, è una decisione «ragionevole» perché «il lavoro domestico delle donne extracomunitarie è una realtà per molte famiglie e non è più un lusso, ma una necessità». Soddisfatto anche il relatore, Gabriele Boscetto (FI), che ha definito la legge «equilibrata» mentre dall'opposizione sono arrivate solo delle critiche strumentali. Il voto della maggioranza è stato dunque compatto, nonostante i contrasti emersi tra centristi e Lega durante la discussione parlamentare. Un confronto destinato molto probabilmente a ripetersi alla Camera. Non a caso il capo gruppo dell'Udc del Senato, Francesco D'Onofrio, pur giudicando molto positiva la nuova normativa, ha detto che miglioramenti potranno arrivare già in occasione dell'esame del provvedimento a Montecitorio: «Ci attendiamo che alla Camera si dia vita a una disciplina complessiva per i minori, onde evitare contraddizioni tra la cultura che ha portato a prevederne l'accoglienza e la loro espulsione al raggiungimento della maggiore etá. Siamo sensibili inoltre alla emersione del lavoro nero commerciale, artigianale ed industriale e per questo ci rimettiamo alle valutazioni complessive del ministro Tremonti». Anche Giulio Andreotti ha parlato di possibile miglioramento della legge sottolinendo ad esempio «la difficoltà di procedere all'espulsione di clandestini di cui si ignora la nazionalità». La Lega però è già pronta alle barricate. «Alla Camera - avvertono i senatori del Carroccio Piergiorgio Stiffoni e Cesarino Monti - occorre la massima vigilanza alle possibili imboscate da parte delle lobbing catto-comuniste e della grande industria che mirano a snaturare il faticoso lavoro fatto a Palazzo Madama da tutta la maggioranza e dal gruppo della Lega Nord in particolare». Ma ad alzare le barricate è pronta anche l'opposizione che ha pesantemente attaccato il disegno di legge Fini-Bossi. Per Livia Turco, responsabile del Welfare dei Ds, si tratta di una disciplina «pessima e dannosa». «La destra - ha detto - ha scelto di mettersi i tappi alle orecchie per non ascoltare le pesanti critiche giunte da associazioni del volontariato, dalla Caritas, dagli imprenditori e dai sindacati». Mentre il presidente dei senatori Ds, Gavino Angius, sostiene che è il «trofeo» per Bossi alla vigilia del congresso della Lega. La nuova legge - aggiungono le senatrici dela Margherita - è solo «un manifesto» per di più inapplicabile soprattutto sul fronte delle espulsioni. La Margherita sottolinea di aver chiesto per prima la regolarizzazione delle colf e anche la deduzione dei compensi ai fini Irpef che invece la maggioranza non ha voluto accogliere.
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