ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su Il Sole 24Ore (Sezione: EDILIZIA E TERRITORIO Pag. 20 ) |
Mercoledì 20 novembre 2002 |
SILVIA MARZIALETTI Il procuratore nazionale antimafia lancia l'allarme Vigna: ora attenzione al ponte sullo Stretto
ROMA. "Ti prossimo obiettivo, dopo la Salerno-Reggio Calabria, potrebbe essere il Ponte sullo Stretto di Messina". Pierluigi Vigna, procuratore nazionale antimafia, non abbassa la guardia. E all'indomani dell'operazione "Tamburo", che ha portato all'arresto di 37 persone coinvolte nei lavori di ammodernamento dell'arteria meridionale, volge lo sguardo oltre, verso i possibili obiettivi futuri della criminalità organizzata.
"Sul fronte Ponte di Messina, una strategia investigativa è già stata approntata", continua. "Direzione nazionale antimafia, procure di Reggio Calabria e Messina hanno infatti individuato le linee di studio da adottare e il sistema di monitoraggio da allestire sul temtono, soprattutto nei confronti delle imprese che forniscono i materiali. Attività, quest'ultima, tra le più interessate dalle strategie di inflìtrazione estorsiva".
"Il progetto precisa Alfredo Mantovano, sottosegretario agli Interni - sfrutterà i fondi Pon per la sicurezza nel Mezzogiorno".
Sul fronte della lotta alla mafia Vigna è per la linea dura e durante un convegno organizzato dal Cnel sul tema, suggerisce una strada già sperimentata per i sequestri di persona: l'obbligo di denuncia penalmente sanzionabile per chi riceve richieste estorsive.
"Un'alternativa - continua potrebbe essere quella di introdurre delle clausole contrattuali tra stazione appaltante e ditta vincitrice. La cui non osservanza potrebbe avere conseguenze negative sulla prosecuzione del contratto".
L'attenzione del procuratore è rivolta anche al "protocollo di legalità" adottato dalla prefettura di Catania. "Si tratta di uno scambio informativo continuo tra stazione appaltante e prefettura. Un sistema che consente di monitorare tutte le fasi dell'opera e che potrebbe Essere esteso per legge a tutti gli appalti".
Anche nei certificati antimafia il procuratore nazionale individua delle falle. "Dal semplice certificato non èpossibile capire se la singola ditta fa parte di una cordata
di imprese mafiose. L'inserimento di una persona qualificata all'interno della comimssione aggiudicatrice della gara, potrebbe garantire la legalità. L'incaricato, infatti, avrebbe il compito di assistere all'apertura delle buste e di verificare, per esempio, se c'è stato un aggiustamento delle grafie".
Della recente legislazione in materia di appalti, Vigna non apprezza la frammentazione. "Troppe norme, sia a livello nazionale che regionale. E tale placebo di legislazione, unito all'altissimo numero di stazioni appaltanti (24mila) presenti sul territorio, rende ardua l'attività degli investigaton".
Anche su questo fronte, il procuratore nazionale antimafia individua nei controlli i correttivi. "Il generai contractor, con i suoi
numerosi livelli di subaffidamento, richiederà verifiche costanti e seffate su affidatari e subaffidatari".
Gli fa eco Alessandro D'Ambrosi, di Confapi, che auspica l'avvio di "verifiche parlamentari costanti e frequenti su tutti i lavori legati alla legge obiettivo". Anche se la richiesta più impellente rimane la "regolamentazione dei connotati del rapporto contratmale stipulato tra stazione e contraente generale e tra quest'ultimo e il subcontraente".
Per il direttore dell'Ance, Carlo Ferroni, la strada per la legalità potrebbe essere imboccata "comunicando all'Autorità di vigilanza sui lavori pubblici presieduta da Francesco Garri, tutti i contratti stipulati con il general contraclor".
Ferroni inoltre, pur riconoscendo il ruolo importante dei prefetti, auspica, a fronte "di una massa di informazioni enorme che giorno per giorno raggiunge le prefetture, una intensa azione di intelligence".
Contro il problema della fornitura dei materiali (inerti, calcestruzzo e conglomerati bituminosi, movimento terra e fornitura di ferro) in cui, secondo il rapporto dell'Osservatorio socio economico del CneI, si concentrano i maggiori interessi della mafia, Ferroni chiele, infine, un albo dei fornitori qualificati "che insieme al tutor di cantiere contribuirebe ad arginare il rischio di infiltrazione mafio, a nei lavori".
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