ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su IL Sole 24 ORE
(Sezione: ITALIA  POLITICA     Pag. 12 ) |
Martedì 21 ottobre 2003 |
GE. P. i 27 accori anti-sbarchi/ I "dfficili" protocolli di riammisione>
Con Libia e Tunisia intese ancor fragili
ROMA . Solo ora, a tragedia avvenuta, ci si interroga se la formula degli "accordi di rianimissione" inaugurata dai Governi di Centro-sinistra sia sufficiente a contenere la pressione continua e inarrestabile che spinge migliaia di disperati dall'Africa subsahanana fmo ai Paesi del Maghreb per poi compiere l'ultimo, spesso fatale, "saIto" verso l'Europa. Inuile chiedersi. perché, negli accordi commerciali di associazione tra Unioine europea e Paesi della sponda sud del Mediterraneo non sia mai stato sollecitato un controllo sia pure minimo delle frontiere a sud del Maghreb (Nigeria, Sudan, Somalia). Forse ci sarebbe anche da chiedersi perché l'Italia, in attesa che l'Europa si doti degli strumenti necessari per un controllo capillare delle sue frontiere esterne, non riesca, con gli strumenti propri della politica estera e della cooperazione tra polizie, a fare fino in fondo la spa parte. Magari tenendo fede a impegni come quello sottoscritto con la Tunisia che prevedeva all'inizio di quest'anno la prosecuzione delle consegne di altre motovedette alla guardia costiera tunisina oppure implementando, dopo la revoca delle sanzioni da parte dell'Onu, l'accordo raggiunto recentemente tra Italia e Libia. Aggrapparsi al numero, 27, degli accordi riammissione fino ad oggi sottoscritti serve a poco. Di quei 27 accordi ne sono stati firmati 22 durante i Governi precedenti. Cinque sono in attesa di ratifica (Algeria, Georgia, Marocco, Moldavia e Nigeria) ma manca soprattutto un monitoraggio su quelli più sensibili. È il caso dell'accordo con la Tunisia firmato nel '99 ed entrato in vigore nel 2000. A partire dall'inizio del 2003 i corsi di formazione per il personale delle capitanerie sono proseguiti ma non sono più arrivate le motovedette. Senza contare chè si è avuta una drastica riduzione della quota riservata a cittadini tumsini nell'ultimo decreto flussi (da 2milla a 600). Come sempre i tempi della disperazione, della fame, della voglia di scappare da violenza guerre non coincidono mai con quelli della politica. "In attesa che questi dossier nel lungo periodo passino dalle mani dei ministri dell'Intemo a quelli del Lavoro - spiega il presidente dell'Ipalmo, Gianni De Michelis, già ministro degli Esteri - non si può non riflettere su questo esodo di massa che, senza filtri, arriva dall'Africa subsahariana e si stabilisce in una terra di nessuno, tra la Libia e la Tunisia, pronta alla traversata del Canale di Sicilia". Secondo De Michelis "occorre chiedere impegni precisi ai Paesi del Marghreb sul controllo delle loro frontiere a Sud e, sul fronte italiano, ripensare la politica filolibica un po' troppo superficiale dello stesso Berlusconi". Al presidente della commissione Esteri della Camera, Gustavo Selva (An), sembra quasi impossibile che una "carretta" del mare vaghi per giomi e giorni senza che un sistema satellitare europeo la intercetti. "Occorre un coordinamento operativò in attesa dell'agenzia europea" dice Selva. Quanto alla Libia, osserva Selva, "mi domando come mai inglesi, francesi e tedeschi hanno chiesto e ottenuto i risarcimenti per gli attentati subiti e noi italiani siamo zeppi di richieste da parte libica e non siamo capaci di ottenere un impegno a frenare queste partenze". Ma Alfredo Mantovano, sottosegretario all'Intemo, è fiducioso sul fatto che quando anche l'Unione europea toglierà l'embargo alla Libia "si potranno fornire a quel Paese motovedette, elicotteri e fuoristrada per contrastare i tentativi di immigrazione clandestina".
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