ROMA. Il Viminale nega di aver accordato la scorta Igor Marini, ma ribadisce le esigenze di sicurezza intorno al testimone chiave dello scandalo Telekom Serbia. In una nota, il ministero spiega che nei confronti del faccendiere romano «non è attiva alcuna misura di tutela individuale dovuta a programmi di protezione, come già affermato dal soffosegretario all'Interno Alfredo Mantovano». Il comunicato aggiunge: «Si precisa inoltre che il ministro Pisanu ha puntualmente informato il ministero della giustizia, competente per materia, delle preoccupazioni sulla sicurezza di Igor Marini manifestategli formalmente dall'onorevole Enzo Bianco, presidente del Copaco». Il Guardasigilli Roberto Castelli lancia un segnale rassicurante: «Ancor prima che Marini venisse estradato in Italia, il Ministro si è preoccupato di assicurargli la massima sicurezza possibile fin dal suo ingresso in carcere»: Massimo Brutti (Ds) critica l'intervento del Viminale. Il senatore diessino teme che dietro la presa di posizione di ieri si nasconda la volontà di concedere in futuro la scortaa Marini.

Novità anche dal fronte giudiziario. È durato quattro ore l'interrogatorio di Thomas Mares, il mediatore d'affari italo-cinese tirato in ballo da Marini. A proposito della "famosa" maxi-tangente di 120 milioni di euro, Mares imputa la somma a un'operazione di trading. Secondo Mares, i fondi provengono da una banca lussemburghese e sarebbero tuttora fermi presso una banca di Montecarlo.