ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su Il Sole 24Ore
(Sezione:      Pag. 8   )
Martedì' 27 Agosto 2002

DONATELLA STASIO

POLIZIOTTO DI QUARTIERE / Mantovano: parte in Veneto la prima sperimentazione

 

"Sicurezza, nuova priorità"
Il sottosegretario boccia gli agenti "regionali": agli enti locali spetta solo la formazione


 

ROMA # Guai a immaginarselo come una "sentinella" ferma all'angolo della strada. Il "poliziotto dì quartiere" rilanciato in occasione del summit sardo tra il premier Silvio Berlusconi e il ministro dell'Interno Beppe Pisanu in vista della campagna autunnale sulla sicurezza, non ha nulla a che vedere col Thobby" inglese, avverte il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano. "Non èquesta l'immagine corretta. Non serve la presenza fissa, la sentinella. Serve una presenza effettiva, efficace, operativa. La sentinella in un quartiere di Napoli sarebbe dannosa per tutti, a cominciare dal poveretto destinato a svolgere questa funzione - spiega Mantovano Quello che serve è che le forze di polizia siano effettivamente sul territorio a tutte le ore. Perciò, più che di poliziotto di quartiere è più corretto parlare di polizia di prossimità".

Onorevole Mantovano, dopo il summit sardo Berlusconi-Pisanu si èdetto che entro l'anno il poliziotto di quartiere potrebbe diventare operativo. E proprio così?
In questo momento è in corso uno studio sul Veneto. L'obiettivo è coordinare al meglio le forze di potizia presenti nella Regione: le polizie di dimensione nazionale, le polizie municipali e, per quanto di loro competenza, gli istituti di vigilanza che, oltre ad essere impiegati negli aereoporti, sono utilizzati anche nella vigilanza esterna dei palazzi di giustizia.

Perché si parte col Veneto?
Sia perché c'è stata una notevole disponibilità di questa Regione sia perché è la Regione da cui sono arrivate le maggiori sollecitazioni, visto l'aumento delle rapine. In Veneto, dunque. si sta studiando una presenza più adeguata sul territorio delle forze, anche rimodulando i presidi di polizia e puntando a una formazione comune delle polizie municipali. Si sta anche pensando a consorzi tra i comuni limitrofi più piccoli per una presenza più costante sul territorio delle polizie municipali.

Marco Minniti, responsabile dei problemi dello Stato per i Ds sostiene che nel Dpef il tema della polizia di prossimità è ridotto a poche righe e che, comunque, mancano i soldi per la formazione e la riorganizzazione del personale, i contratti e la riparametrazione.
Il problema c'è perché ce lo ha lasciato il precedente Governo. Quando questo Esecutivo si è insediato ha trovato tante piccole voragini e una di queste riguarda il settore 'logistica" delle forze di polizia. Un anno fa abbiamo trovato quasi 900 miliardi di lire impegnati senza copertura nella costruzione di nuove caserme, affitti, ristrutturazione di locali esistenti ecc. In ogni caso, sulla sicurezza, nell'ultima legge finanziaria c'è stato un incremento di risorse e sono certo, perché il ministro dell'Economia lo ha detto più volte, che il trend verrà confermato anche con la prossima Finanziaria. Sono anche siscuro che tra la fine di quest'anno e l'inizio del prossimo si darà il via alla riparametrazione, cioè all'adeguamento degli stipendi sulla base delle varie qualifiche, e si rispetterà il contratto.

Per tornare ai tempi: quando ci sarà il poliziotto di quartiere in tutta Italia?
Se vogliamo essere seri e realistici, dobbiamo ragionare sull' arco dell' intera legislatura. E ovvio che, come in tutte le operazioni complesse, ci sarà poi chi andrà avanti e chi verrà dopo.

Come si raccorda questo progetto con la devolution di Bossi, in cui si parla di polizia locale affidata alle Regioni?
Nessuno pensa di istituire un corpo di polizia regionale, che faccia capo al presidente della Regione. Non ce n'è necessità. C'è necessità, invece, di coordinare le forze in campo. La Regione, però, può svolgere un ruolo importante nell'attività di formazione delle polizie municipali. La Lombardia la sta già svolgendo da qualche anno e, mi risulta, con buoni risultati.

Minniti dice anche che, da un lato, si rilancia la politica della sicurezza, dall'altro lato le riforme sulla giustizia abbassano la soglia della legalità deI Paese. Il riferimento è al Ddl Cirami e al DdI Pittelli che accentuano le garanzie, col risultato di allargare oItremodo le maglie della giustizia.
Anzitutto, la Pittelli è di iniziativa parlamentare e il Governo non si è ancora espresso. Dovrà esserci un confronto tra Governo e maggioranza e poi in Parlamento. Le singole forze politiche, anche della coalizione, non hanno svolto una riflessione sul punto. Semmai qualcuna, come la Lega, ha espresso delle perplessità. Quindi, sulla Piitelli la valutazione è sospesa e certamente non mancherà un approfondimento.
Quanto al legittimo sospetto, si tratta di colmare un vuoto legislativo. Si può discutere se si sta facendo bene o male ma non si può discutere la fondatezza dell'istituto. Su tutto il resto bisogna lavorare. A cominciare dal tema dell'effenività della pena, su cui l'opposizione non mi pare molto sensibile.


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