ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su Il Sole 24Ore
(Sezione:  ITALIA - POLITICA    Pag.     )
Sabato 30 novembre 2002

Luca Ostellino

Sarà alla Camera il vero match sul federalismo: nella Cdl non si esclude di ripartire dalla revisione del Titolo V

Devolution a rischio azzeramento
Fini: al Senato la coalizione voterà compatta - Il sottosegretario agli Interni Mantovano: no a nuovi corpi di polizia


 

ROMA Al Senato «la Casa delle libertà voterà compatta la devolution». Dopo la lettera inviata ai parlamentari di An perché votino senza timori a favore del contestato Ddl costituzionale, ieri sera nel corso del Consiglio dei ministri Gianfranco Fini ha ribadito la volontà della maggioranza di approvare entro la prossima settimana la modifica dell'articolo 117 del nuovo Titolo V della Costituzione, con cui si prevede che le Regioni attivino la propria competenza esclusiva in materia di scuola, sanità e sicurezza locale.

Dopo l'accelerazione impressa o la "forzatura imposta" dalla Lega, Umberto Bossi si appresta così a incassare il primo dei quattro via libera necessari alla "sua" riforma del nuovo dettato costituzionale, di cui il leader del Carroccio ha ieri ribadito la «centralità», definendola la «madre di tutte le riforme istituzionali». Se il sì del Senato appare dunque scontato, la compattezza della Cdl sulla devolution non sembra invece così solida. Come lascia pensare la stessa lettera di Fini ai suoi parlamentari, immediatamente presa ad esempio dal Centro-sinistra per denunciare le difficoltà della maggioranza, e il disagio manifestato da diversi esponenti della coalizione, in particolare dell'area di centro.

I dubbi del sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano sulla "polizia regionale", riportati da Fini nella riunione dell'Esecutivo di ieri, la necessità di rivedere l'articolo 117 nella sua interezza così come la previsione del ministro azzurro Enrico La Loggia di un "restyling" complessivo della riforma del Titolo V, per adeguarlo alla devolution ed eliminare o ridurre le materie in regime di potestà legislativa concorrente tra Stato e Regioni, tra i principali problemi incontrati nell'attuazione della riforma, l'esigenza di approvare definitivamente le stesse norme di attuazione della riforma ulivista contenute nel Ddl a firma La Loggia e quelle sul federalismo fiscale previsto nell'articolo 119 del nuovo Titolo V, hanno suggerito a Silvio Berlusconi di dare vita a gennaio a un conclave di due giorni tra Governo e maggioranza per tirare le fila dell'intricato processo federalista.

La partita, a questo punto, si gioca alla Camera, dove il Ddl sulla devolution potrebbe anche non iniziare il secondo dei quattro round del suo percorso parlamentare, ma ripartire da zero. Venendo così incontro alle richieste di numerosi esponenti della maggioranza. Come spiega il capogruppo al Senato dell'Udc Francesco D'Onofrio, il provvedimento dovrà infatti essere coordinato con un ulteriore Ddl costituzionale di riforma dell'intero articolo 117, che, a sua volta, potrebbe non procedere da solo, ma fare parte del Ddl di restyling dell'intero Titolo V.

Secondo l'intesa raggiunta da Bossi e La Loggia, che ha permesso l'approvazione del testo sulla devolution da parte del Cdm, mentre il leader della Lega riduceva l'ampio "pacchetto devolution" a un solo articolo, eliminando anche i modesti interventi necessari a rendere il suo testo coerente con il Titolo V, La Loggia avrebbe dovuto iniziare a predisporre il Ddl di restyling della riforma ulivista. I due testi dovevano poi procedere in parallelo in Parlamento. Quale sarà la scelta che Governo e maggioranza adotteranno alla Camera non è ancora possibile saperlo. Nel caso si decida di unificare in un solo testo devolution, revisione di tutto il 117 e restyling del Titolo V, Bossi dovrà rinunciare alla prima lettura già acquisita dal suo Ddl e dichiarare "falsa partenza". Il ministro per le Riforme non esclude a priori questa soluzione ma si riserva di affrontare la questione a tempo debito.

Certo è che le critiche per la decisione di discutere la devolution al Senato durante la sessione di bilancio, posticipando la riforma del mercato del lavoro e della riforma fiscale, troverebbero ulteriori ragioni. «Stiamo perdendo tempo prezioso per modernizzare il nostro mercato del lavoro ed il sistema fiscale nel momento in cui la ripresa arriverà», ha ribadito ancora ieri il vicepresidente di Confindustria Nicola Tognana. Come gli esponenti dell'opposizione vedrebbero confermate le loro accuse riguardo al ricatto con cui la Lega tiene sotto scacco l'intera maggioranza, obbligata a piegarsi sulla devolution. In realtà, comunque la Cdl decida di procedere sul cammino federalista, la Lega ha avuto modo di misurare l'impegno degli alleati sul federalismo, la potenza di fuoco dell'opposizione in Parlamento e fuori. E registrare, come ha fatto Bossi nel suo intervento in sede di replica al Senato, l'avvio del processo di cambiamento in senso autenticamente federale del Paese.


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