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Articolo pubblicato su Il Sole 24Ore | Giovedì 30 maggio 2002 |
Gerardo Pelosi
Immigrati, braccio di ferro nella Cdl ROMA - Alla fine lo scontro sarà rinviato e una soluzione per regolarizzare gli extracomunitari che lavorano nell'industria, come chiedono i centristi dell'Udc, verrà trovata, probabilmente nel Consiglio dei ministri di domani. Ma il prezzo politico che la maggioranza dovrà pagare per questo accordo sarà molto salato. Silvio Berlusconi l'ha definita solo una «discussione in famiglia» ma quella di ieri è stata una delle giornate più nere per la maggioranza di Governo con toni aspri e scambi di accuse tra Udc e Lega in un clima di "vendette" postelettorali, con la minaccia di un vertice di chiarimento e il possibile ricorso al voto di fiducia. «Non ci sono problemi» nell'alleanza, ha minimizzato il premier convinto che «una soluzione verrà trovata prestissimo come si fa in ogni buona famiglia tra persone che si vogliono bene e si stimano». Mentre procedeva in aula alla Camera l'esame del Ddl Bossi-Fini sull'immigrazione e si faceva sempre più caldo lo scontro con l'opposizione su alcune norme come l'obbligo di impronte per gli stranieri che devono rinnovare il permesso di soggiorno, nei Palazzi della politica ieri era il duello tra il Carroccio e i centristi a monopolizzare l'attenzione. Pietra dello scandalo l'emendamento del presidente della commissione Attività produttive della Camera, Bruno Tabacci (Udc) all'articolo 29 della Bossi-Fini volto a regolarizzare, oltre a colf e badanti, anche gli extracomunitari irregolari che lavorano nell'industria. Tabacci ha annunciato che intendeva mantenere il suo emendamento ma più tardi, con il capogruppo dell'Udc Luca Volontè, la posizione dei centristi è apparsa meno drastica. La preoccupazione principale riguardava l'eventualità che l'emendamento potesse andare in votazione ed essere approvato con i voti dell'Ulivo creando un precedente pericoloso per la tenuta della coalizione. I centristi hanno chiesto, perciò, un «pronunciamento del Governo prima che venga votato l'emendamento». Tabacci ha insistito sulla sua proposta e chiesto la trasformazione dell'articolo 29 in decreto da emanarsi il giorno dell'entrata in vigore della legge. Ma una cosa per i centristi è apparsa irrinunciabile: «l'emendamento non si cancella solo perché Bossi dice che non gli piace». La replica della Lega non si è fatta attendere. Per il capogruppo alla Camera, Alessandro Cè, alcuni esponenti dell'Udc come Tabacci e Volontè sono «schegge impazzite». Cè ha chiamato in causa il presidente del Consiglio. «Intervenga Berlusconi - ha detto - ci vuole un chiarimento di vertice». Nè è da escludere, secondo l'esponente del Carroccio, un voto di fiducia «perché richiamerebbe ognuno alle proprie responsabilità». Idea che non dispiace neppure a Umberto Bossi secondo il quale l'importate è che la gente veda che questa legge esce dall'aula». Ha gettato acqua sul fuoco il ministro per le Politiche comunitarie, Rocco Buttiglione, che ha sconsigliato il ricorso alla fiducia. Ottimista Ignazio La Russa, capogruppo di An ma è un ottimismo giustificato dall'esame che il Consiglio dei ministri farà domani dell'emendamento con un possibile slittamento del voto alla settimana prossima per favorire l'intesa. Quanto all'opposizione ha cercato di ritagliarsi uno spazio tra i due litiganti. Il capogruppo dei ds, Luciano Violante, si è detto pronto a votare l'emendamento così come Margherita e socialisti. Ma quella di ieri è stata anche una giornata di incontri dietro le quinte. Il capogruppo dell'Udc Volontè ha parlato con il ministro del Welfare, Roberto Maroni, mentre il vicepresidente della Confindustria, Guidalberto Guidi, ha manifestato al sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano le preoccupazioni delle aziende: «Abbiamo bisogno di gente», ha sottolineato. Anche la Confcooperative ha sostenuto la proposta Tabacci e Bruno Pezzotta, segretario della Cisl, ha chiesto che si arrivi a una legge che garantisca pari dignità ai lavoratori extracomunitari. Quanto al merito del provvedimento, grazie alla maratona di ieri la Camera è riuscita ad approvare 12 articoli, circa un terzo del Ddl la cui approvazione slitterà probabilmente alla prossima settimana anche se la decisione verrà presa oggi dalla conferenza dei capigruppo. È passato, intanto, un emendamento della maggioranza che introduce l'obbligo delle impronte per gli stranieri che chiedono il rinnovo del permesso di soggiorno. È stato approvato l'articolo 3 che rende facoltativo il decreto annuale del Governo sui flussi e l'articolo 4 secondo il quale non potrà entrare in Italia chiunque rappresenti una minaccia per l'ordine pubblico. È stato elevato da 5 a 6 anni il periodo di regolare soggiorno per la carta di soggiorno. Approvato l'articolo 6 sul "contratto di soggiorno" con il quale il permesso viene legato al contratto. Più severe le norme anticlandestini: le navi della Marina potranno effettuare ispezioni anche fuori dalle acque territoriali. Giro di vite anche contro gli scafisti che, se collaborano, potranno godere di sconti di pena. Gerardo Pelosi |
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