ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su La Provincia di Sondrio (Sezione:Attualità Pag. 3) |
Venerdì 15 luglio 2005 |
IL SOTTOSEGRETARIO ALFREDO MANTOVANO
«I giudici hanno rifiutato il dialogo nel 2002
NAPOLI «L'Associazione nazionale magistrati ha bruciato gli strumenti per far sentire la propria voce: la reiterazione di uno strumento così potente come lo sciopero porta alla svalutazione dello strumento stesso»: questo il giudizio sullo sciopero dei magistrati del sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, a Napoli per la giornata dedicata al contrasto del racket e dell'usura. «Credo - ha spiegato Mantovano - che l'Associazione Nazionale Magistrati abbia perso la sua occasione nel maggio del 2002. Era in corso un tavolo aperto e estremamente costruttivo con il ministro della giustizia. La discussione fu bruscamente interrotta per iniziativa dell'Anm, per ragioni tutte interne all'associazione stessa». «Nel momento in cui si arrivò ad un punto di intesa - aggiunge il sottosegretario -, un momento significativo d'intesa che la magistratura associata mostrava davvero di gradire, vi fu questa brusca rottura e, a distanza di qualche settimana, vi fu il primo sciopero, contro la prima ipotesi di riforma dell'ordinamento giudiziario». «Davanti ad un caso così grave - ha precisato Mantovano - perché è dell'intera magistratura e dovrebbe conservare carattere di eccezionalità, ci si è trovati di fronte ad una reiterazione di questo strumento. Questa stessa reiterazione fa sì che oggi, a differenza di quanto accadde nel giugno del 2002, l'attenzione generale nei confronti di questa forma di lotta, sia pari quasi a zero ma anche questo, ritengo, che debba entrare nel bilancio di questo tipo di lotta». «In ogni caso - ha concluso il sottosegretario - non ritengo che questo tipo di lotta sia illecito: esiste un'autorità per i servizi pubblici che si può pronunciare in tal senso. Prima di porre un problema di liceità ci si deve porre la questione di opportunità, al tempo stesso istituzionale e politica». Insomma, protesta legittima per Mantovano ma ormai svuotata di significato perché ripetuta nel tempo e quindi scarsamente incisiva sul fronte dell'opinione pubblica.
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