ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su LA STAMPA (Sezione: INTERNI Pag. 2 ) |
Lunedì 9 Dicembre 2002 |
Gigi Padovani VENETO E LOMBARDIA SONO QUASI PRONTE Prove tecniche di polizia locale
«Altro che revolution di Bossi. In Veneto siamo già partiti...». Silvano Miotello, imprenditore agricolo di Carmignano di Brenta, provincia di Padova, non ha ben chiaro il significato di quel termine - devolution - intorno al quale in Parlamento centrodestra e Ulivo continueranno a duellare. Sa però che il problema sicurezza dalle sue parti è molto sentito. Perciò il «Movimento Triveneto» che ha fondato - con l´associazione «Atlante 2000» creata dal vicequestore di Vicenza, Daniele Bellu - ha raccolto 7 mila firme e ha depositato il malloppo al Palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio regionale a Venezia: un progetto di legge in 96 articoli che vuole istituire un nuovo corpo territoriale di polizia e modificare l´articolo 52 del codice penale, quello della legittima difesa. Folklore, qualcuno dice. E parlando al telefono con i protagonisti dell´iniziativa se ne ha la conferma. Se si scava, però, si scopre che il progetto veneto trova appoggi in Forza Italia, attraverso il consigliere regionale Lucio Pasqualetto ed altri ex parlamentari -, oltre a magistrati (come il procuratore di Venezia, Carlo Nordio) e rappresentanti delle forze dell´ordine (Mellu è vicedirettore della scuola di polizia di Stato a Vicenza). Però qualcosa si sta muovendo tra Lombardia e Veneto. In alcune Province, come Treviso e Vicenza, i presidenti leghisti sono già attorniati dalle Guardie del corpo di polizia provinciale. Al Pirellone di Milano, sede della Regione, ci sono una decina di vigili in alta uniforme, simili ai commessi della Camera, con la cravatta verde. Ma soprattutto sia Formigoni che Galan, i due governatori forzisti più favorevoli alla «devolution», si sono già mossi con progetti precisi sulla sicurezza. Con almeno un obiettivo: arrivare a unificare in un unico corpo regionale tutti i vigili urbani dei Comuni da loro governati. Al Viminale c´è preoccupazione per le notizie di queste iniziative del Nord. Dopo le prese di posizione del ministro Giuseppe Pisanu, nei giorni scorsi un nuovo intervento dal sottosegretario all´Interno Alfredo Mantovano, un ex magistrato di An che in una lettera al Secolo d´Italia esplicita le sue «perplessità» sui progetti di polizia regionale. Se Galan va dicendo ai suoi assessori di non farsi illusioni, perché «non mi vedrete in giro con un fungo blu sulla testa a cacciare i criminali», la giunta veneta vuole far nascere a Padova una scuola che aggiorni i 3610 agenti di polizia municipale e provinciale già dislocati sul territorio. Verranno unificati in un unico corpo regionale: stessa divisa, stesso trattamento, pronti ad intervenire in continuo contatto con le centrali di polizia e dei carabinieri.
In Lombardia il progetto di legge sulla polizia locale è già stato presentato dalla giunta Formigoni. Prevede: istituzione del Comitato regionale per la sicurezza urbana, presieduto dal presidente della Regione; numero unico a tre cifre per i vigili urbani in tutta la Lombardia; uniforme unica; stanziamenti per la sicurezza; corsi di formazione; collaborazione con le polizie locali. Non molto diverso dal progetto del vicequestore Bellu a Vicenza, che a livello nazionale sta raccogliendo le firme per una proposta di legge popolare che unifichi i nove corpi delle forze dell´ordine - Ps, carabinieri, Finanza, vigili urbani, forestali, guardie provinciali, vigili del fuoco, polizia penitenziaria, capitanerie di porto - in una «confederazione» che, dice, dovrà lavorare ai servizi di «uffici sicurezza provinciale». Il che, secondo Bellu, libererà energie, facendo andare in strada gli agenti ora negli uffici: oggi in Italia sono 400 mila, un numero doppio rispetto ad altri paesi. «Un solo esempio dovrebbe bastare - chiude il funzionario di polizia -: in Veneto ci sono soltanto 30 "volanti" in funzione, ne potremmo mettere in campo 400».
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