ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su LA STAMPA
(Sezione: Interni   Pag.  8 )
Martedì 10 Settembre 2002

Fabio Poletti

Il centrodestra: dall´immunità al 41 bis, avanti così

«Pensatoio» della Casa delle libertà sulle riforme, ma ci sono contrasti sul carcere duro per i mafiosi



 


MILANO

Due ore con un calendario sul tavolo, come voleva il ministro della Giustizia Roberto Castelli. Due ore negli uffici di via Rovani, la prima casa milanese di Silvio Berlusconi, per mettere a punto le tappe della riforma. Tocca ad Officina, il pensatoio della Casa delle libertà, scandire i tempi del lavoro su cui sarà impegnato nei prossimi mesi il governo, dall´articolo 41 bis alla giustizia civile, dalla riforma del diritto societario a quello fallimentare. «Abbiamo discusso di tanti temi ma non della legge Cirami. Su quella c´è poco da dire: siamo in ballo e balleremo fino in fondo», spiega il sottosegretario Michele Vietti, uno dei partecipanti al laboratorio, insieme a Gaetano Pecorella, Aldo Brancher e Giuseppe Gargani per Forza Italia, Ignazio La Russa per An ed Erminia Mazzoni per l´Udc.

«E´ stato un vertice positivo, è andato tutto bene», l´unico commento del ministro Castelli, che aveva chiesto questa riunione direttamente a Silvio Berlusconi, preoccupato per le troppe iniziative spicciole, dalla nuova legge sulle rogatorie all´emendamento di Nitto Palma sull´immunità parlamentare, che rischiavano di far perdere di vista la riforma di tutta la materia. Calendario alla mano, legge finanziaria permettendo, a quindici mesi dalla sua nomina il ministro Castelli è finalmente riuscito a disegnare le «sue» priorità. A partire dall´articolo 41 bis, il carcere duro per i detenuti più pericolosi, che da tempo il governo ha dichiarato di voler ripresentare visto che manca poco alla scadenza e visto che sono passati 12 anni dalla prima volta che è stato introdotto. «Non abbiamo approfondito la questione, Officina è solo un laboratorio di idee», la premessa di sempre di Ignazio La Russa, avvocato capogruppo alla Camera per An.

Ma si sa che le «idee» sull´articolo 41 bis non sono così univoche, all´interno del governo. Gaetano Pecorella, presidente della commissione Giustizia e avvocato pure lui, non ha mai nascosto che alla necessità di riconfermare il carcere duro per i detenuti di mafia o terrorismo, vada accompagnato un trattamento che non sia lesivo della dignità della persona, in linea con la normativa europea.
Alla riunione, Pecorella ha ripetuto quanto va dicendo da tempo: «E´ giunto il momento di farne una norma a regime, rendendo compatibili sia le esigenze di sicurezza che la tutela inalienabile della persona». Per Gateano Pecorella in sostanza, il carcere duro non può essere inutilmente vessatorio: «Il rigore non c´entra niente con la possibilità di garantire anche ad un boss mafioso un cambio di biancheria in più o qualche colloquio supplementare per i figli».

Più rigida invece la filosofia di An, che innanzitutto vuole ripresentare la normativa. Alla riunione ne ha parlato Ignazio La Russa: «Io sono per ripresentarlo così com´è. A termine o per sempre non cambia niente, è solo un fatto nominativo. Certamente nessuno vuole abolirlo». Che si tratti poi di fare alcune piccole correzioni, per Ignazio La Russa c´è tutto lo spazio per discutere: «Se si tratta solo di qualche cambio di biancheria in più...».

Si vedrà in aula. Quello che importa e che più stava a cuore al ministro Castelli, è evitare la frantumazione in mille proposte di legge, un problema così grande come quello della giustizia. «A questo punto sono necessarie riforme di settore», spiega il sottosegretario Vietti. Mentre sulla riunione pesa ancora la proposta di moratoria presentata da Mantovano di An per bloccare gli interventi «spot» dei parlamentari in tema di giustizia. Una necessita sentita molto dagli alleati di Silvio Berlusconi. Come tiene a puntualizzare Ignazio La Russa: «Non vogliamo mettere in affanno il lavoro parlamentare. Il nostro obiettivo è coordinare e indirizzare meglio le iniziative dei singoli deputati e senatori sui vari temi della giustizia».


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