ROMA
Ce l'ha con alcuni parlamentari troppo sensibili alla «lobby delle curve». Ce l'ha con la magistratura che si rifà al garantismo, ma «se ciascuno si trincera dietro il cavillo, è ingiusto che le conseguenze le paghi soltanto il poliziotto che deve affrontare la teppaglia». Ce l'ha con le società di calcio, anche se si aspetta che collaboreranno «se non altro per motivi di ordine finanziario». E ce l'ha con i calciatori vezzeggiati dagli ultras, ultimo in ordine di tempo il bomber livornese Cristiano Lucarelli, che accoglie i tifosi di ritorno da Roma su pullman trovati proprio da lui «con un bel sorriso mentre quelli agitano i pugni e urlano slogan». Il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano, An, è arrabbiatissimo per come vanno lecose dentro gli stadi italiani.
Sottosegretario Mantovano, molti chiedono la mano pesante. Il governo promette fermezza. Eppure lei, che ha seguito la materia dell'ordine pubblico negli stadi e che è stato protagosnista di una bataglia palamentare nel 2003, è rimasto scottato dal«troppo tifo» che si respira in Parlamento.
«Basta leggere gli atti palamentari per vedere come andò. Un primo decreto, imperniato sulla cosiddetta "flagranza differita", in pratica fu sabotato da una maggioranza trasversale. Il secondo decreto, nel 2003, fu annacquato».
Ora tutti chiedono di rifarsi all'esempio inglese.
«Nel Regno Unito si sono rimboccati le maniche e il problema l'hanno risolto. È la patria del garantismo, ma io sarei felice di poter introdurre un 20 per cento delle loro misure. Per fare un solo esempio, chi dà
segni di ubriachezza in porti o aereoporti, o grida slogan razzisti, può essere fermato dalla polizia e processato per direttissima. Oppure: nei cinque giorni precedenti un evento sportivo, la poliziza può fermare un sospetto per sei ore. Anche un semplice tatuaggio, a giudizio del capo della polizia, può far includere nell'elenco dei sospetti».
Inglesi draconiani. In Italia è tutt'altra musica.
«Vogliamo parlare della giurisprudenza? Ecco qui una setenza delle sezioni unite della Cassazione, non un giudice qualsiasi: l'obbligo di firma è consierato talmente lesivo della libertà personale che viene equiparato, quanto a fondatezza delle prove, a un'ordine di custodia cautelare. Ma ho qui anche un'altra sentenza della terza sezione penale della Cassazione. Leggo: "Lanciare corpi contundenti, compresi artifizi pirotecnici, è reato solo se effetuato contro persone". Portare un fumogeno dentro lo stadio, o un razzo come quello che ha colpito Dida alla spalla, no. E con questa giurisprudenza ci meravigliamo che sucede quel che succedde...».
C'è chi accusa le società, che non farebbero abbastanza. E anch'esse, in Parlamento, trovarono i lavori bravi difensosri. Ci fu tutto uno schieramento di deputati che si preocupavano di nuovi oneri per le società calcistiche. Il sottosegretario Mario Pescante, a titolo personale, si disse contrario al biglietto nominativo.
«È vero, anche le società trovarono delle sponde. Ma nella scala delle responsabilità, le metto dopo altri. Hanno tutto l'interesse che il publico non si allontani dal calcio. Non è colpa loro se ancora non funziona il biglietto numerativo o la videosorveglianza: alcuni decreti attuativi sono fermi in attesa dei pareri. E qui mi fermo».
Risulta che il Garante per la Privacy non abbia ancora dato il suo, di parere
«Mi sono fermato. Non sarebe male, però, se le società controllassero meglio i propri dipedenti che fanno da sponda alle tifoserie più violente».
Ce l'ha con gli inservienti?
«No, fuor di vaghezza, intendo dire che quando un calciatore ammirato perchè obiettivamente bravo, organizza e paga i pullman per il rientro della teppaglia, e poi l'aspetta accogliendola con il sorriso mentre quelli agitano i pugni e urlano slogan, ebbene io penso che questo giocatore non possa ritenere che questo suo atteggiamento sia innocente, innocuo, un sempice atto di solidarietà»
Contromisure del governo?
«Il ministro si è riservato di decidere. Io mi limito a osservare che la "la flagranza differita" scade mel prossimo giugno. Fu un escamotage, l'approvazione a termine, perchè altrimenti non sarebbe passata in Parlamento. Se vogliamo conservare questo strumento, che si sta dimostrando utile, occorre un provvedimento legilstivo».