ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su La Stampa | Martedì 14 maggio 2002 |
r. i. Legge Bossi-Fini, scontro in aula
È iniziato ieri l'esame del ddl Bossi-Fini sull'immigrazione, per arrivare al voto definitivo sul provvedimento, bisognerà aspettare giugno. Come era successo anche al Senato, il ddl arriva in aula ancora «grezzo». Per accelerare i tempi, la commissione, infatti, non ha completato l'iter, lasciando da parte la maggioranza degli emendamenti - già un migliaio - presentati dall'opposizione. Eppure, Forza Italia rilancia: vuole portare a 120 giorni il periodo che i clandestini devono trascorrere nei Centri di permanenza per poter essere identificati, rispetto agli attuali 30 e ai 60 proposti dalla Fini-Bossi. È subito scontro tra i Poli. Per Katia Bellillo (Pdci), il provvedimento è «controproducente ed effimero». Per Cento (verdi) la oegge è unaproposta «lepenista, demagogica». Per i Ds, «questa legge favorisce l'immigrazione clandestina». Mantovano, in chiusura, rivendicherà che le espulsioni di clandestini sono aumentate del 30,1% da quando è al governo il centrodestra, a fronte di un incremento di sbarchi del solo 3,6%. Di certo, le polemiche sono destinate a continuare. Tra le clausole più contestate della legge c'è quella sul ricongiungimento dei familiari: è consentito il ricongiungimento solo dei figli maggiorenni a carico dell'extracomunitario e solo se è provato che non possono sostenersi da soli, mentre i genitori possono venire in Italia solo se non hanno altri figli nel paese d'origine. Altro nodo è il legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro, la questione dell'impiego di navi da guerra contro gli scafisti e quella delle impronte digitali.
|
vedi i precedenti interventi |