ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su La Stampa | Giovedì 16 maggio 2002 |
Giacomo Galeazzi
Bossi-centristi, resa dei conti sull´immigrazione
La resa dei conti è fissata per il Consiglio dei ministri di oggi. Umberto Bossi andrà all´attacco con i colleghi centristi Giovanardi e Buttiglione per un chiarimento sull´emendamento Tabacci, ovvero la discussa modifica che estende la regolarizzazione pure agli stranieri che lavorano nelle imprese. L´Udc chiede di allargare la sanatoria, la Lega si mette di traverso rifiutando rinvii alla legge anti-clandestini e gli alleati di centrodestra danno ragione al Carroccio. «Le nuove norme vanno approvate prima delle amministrative - tuona il leader leghista - anche con sedute ad oltranza». In realtà i tempi tecnici rendono quasi scontato che se ne riparli dopo il voto del 26 maggio. La modifica proposta dai centristi è stata bocciata dall´organismo ristretto che istruisce il lavoro dell´aula. «Si è recepito tutto ciò che è coerente con gli impianti e l´obiettivo del testo - precisa il sottosegretario all´Interno Mantovano - non certo quello che lo sconvolge». Un lavoro istruttorio che ha scatenato le proteste del centrosinistra. «Hanno blindato il provvedimento - afferma il diessino Carlo Leoni - hanno bocciato persino alcuni emendamenti della maggioranza». E si annuncia battaglia. «Tanto - sostiene Giannicola Sinisi della Margherita - tutto potrà essere riproposto all´aula, compresi gli emendamenti Tabacci e Rivolta: il primo sulla sanatoria allargata a ogni lavoratore in nero, il secondo sullo sponsor che agevola l´inserimento in Italia». Rispetto alla linea di apertura dei post dc, dunque, sembra prevalere l´asse An-Lega. «I patti vanno rispettati - evidenzia Alessandro Cè, capogruppo leghista alla Camera - noi di sanatoria non vogliamo neppure sentir parlare e siamo più che mai decisi ad eliminare la piaga dell´immigrazione clandestina. I giochetti dei centristi ricordano quelli dei democristiani, abilissimi a tenere i piedi in più scarpe. Noi non ci stiamo». Il "Biancofiore", per il Carroccio, tira una corda che sta per rompersi: «Abbiamo già ammesso la deroga sulle badanti». Di ora in ora, quindi, il braccio di ferro nella Casa delle libertà fa arrancare alla Camera il provvedimento, costretto a dare la precedenza ad una raffica di decreti legge in scadenza. «La legge va votata così com´è - intima Umberto Bossi - basta con le provocazioni e le sanatorie». L´Udc, però, non cede e invoca la permanenza in Italia di ogni clandestino che, avendo un alloggio e una fedina penale pulita, potrà regolarizzare la sua situazione occupazionale. «Hanno ragione i centristi - osserva Bobo Craxi del Nuovo Psi - sono assurdi il rimpatrio e la nuova chiamata per chi ha già un impiego stabile nel nostro Paese». Intanto An si schiera accanto alla Lega. Dopo l´altolà di Fini, anche La Russa ha invitato Bruno Tabacci «a non insistere nel proporre modifiche e nel sostenere tesi strumentali che lo isolano dall´intero Polo». E pure Forza Italia prende le difese della linea «dura». «Se allarghiamo le regolarizzazioni - avverte la relatrice azzurra Isabella Bertolini - stravolgiamo l´impianto della legge, frutto di una precisa scelta del governo e della maggioranza. Non vogliamo una sanatoria e intendiamo regolarizzare solo le categorie che svolgono un´attività sociale». A sostegno del Biancofiore, (sulla scorta delle forti perplessità espresse dalla Cei e dopo la clamorosa manifestazione di protesta di Sant´Egidio a Montecitorio) scendono in campo i Gesuiti. «La Bossi-Fini ci preoccupa molto - sottolinea a Radio Vaticana padre Vittorio Liberti, superiore in Italia dell´influente ordine religioso - rivela una concezione mercantile della persona: l´immigrato può restare fino a quando produce ricchezza. In contrasto con l´insegnamento della Chiesa e il magistero di papa Wojtyla, il testo ignora la dignità di migliaia di lavoratori stranieri e li riduce a minaccia alla sicurezza e al benessere degli italiani». Il giro di vite del governo, per i Gesuiti, «farà aumentare gli ingressi irregolari», adotta criteri troppo restrittivi sui ricongiungimenti familiari ed elimina l´istituto dello sponsor che facilita l´inserimento sociale. «Serve più dialogo fra le forze politiche - raccomandano i Gesuiti - a chi giova un provvedimento blindato, basato non sulla tutela dei diritti ma sulla paura, da approvare come è stato proposto, senza la possibilità di miglioramenti? Quanto al diritto d´asilo, poi, si ripropone la schizofrenia culturale secondo cui i rifugiati vanno aiutati finché restano nei campi profughi a morire di stenti, ma sono da bandire se tentano di arrivare in Italia». L´Udc, nell´odierno Consiglio dei ministri, non appare intenzionata ad aprire l´ennesimo braccio di ferro e tenterà di scendere sul terreno concreto dei problemi ancora insoluti della legge, sperando di strappare a Bossi l´alleato Fini.
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