ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su LA STAMPA (Sezione: Pag. 5) |
Martedì 20 Aprile 2004 |
Guido Ruotolo
Mantovano «l'ltalia è più a rischio»
ROMA FATTA la premessa che continuano a non esserci «segnalazioni specifiche su attentati in corso d'opera», e che «i nostri apparati di intelligence e di sicurezza stanno lavorando egregiamente», il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, di Alleanza nazionale, teme un «effetto» Zapatero in Italia: «Non c'è dubbio - spiega - che la decisione spagnola del ritiro immediato delle sue truppe dal teatro iracheno incentivi chi ritiene che il terrorismo paghi. E, dunque, espone ancora di più l'Italia e quei Paesi che in questo momento sono decisamente impegnati al fianco degli Stati Uniti nella lotta al terrorismo». Mantovano non intende parlare della vicenda dei nostri ostaggi, fedele alla consegna del «meno se ne parla meglio è»,se non per dire che, sulla base degli elementi a disposizione, «i sequestratori non sembrano essere collegati a quel network del terrorismo islamico globale». Sottosegretario, nulla di nuovo sotto al sole: si sapeva che la Spagna di Zapatero, contraria alla guerra in Iraq, si sarebbe ritirata.... «L'immagine che più di tutte rende efficacemente la realtà è quel video dei tre giapponesi sequestrati - successivamente liberati - con il coltello alla gola. Sembra quasi di vivere nella trasposizione a livello di Stati dell'ostaggio col coltello alla gola. Non è immaginabile per l'Occidente, per gli Stati Uniti, per l'Europa vivere in questa condizione». Chi è che ci ricatta? «Nessuno nega il desiderio e la volontà di arrivare a una pace, ma che sia una pace vera con tutti i se e i ma necessari. Che non si costruisca sulla resa e sulla menzogna di chiamare giusto quello che giusto non è, o sul quieto vivere incondizionato. La politica del ricatto non può pagare e il dramma è che nella vicenda spagnola sembra che paghi». La maggioranza degli spagnoli era contraria alla guerra ben prima delle stragi di Madrid. Perché vede una relazione causa ed effetto? «Mi limito a constatare che alla fine dell' anno scorso in quel documento "Jihad in Iraq" si ipotizzava uno scenario che annunciava attentati in Spagna che, purtroppo, si sono realizzati alla vigilia del voto il cui risultato è stato diverso da ciò che ipotizzavano unanimamente tutti i sondaggi. Ora vi è la decisione politica del ritiro che non può non essere la conseguenza della realizzazione della minaccia e di quello che è accaduto a livello elettorale». Al di là dell'annuncio del presidente del Consiglio spagnolo e dello scenario interno iracheno, il terrorismo islamico come si posizionerà? «Ricordo che Osama bin Laden più volte ha dichiarato di essersi convinto di poter aggredire gli Stati Uniti, che apparivano come una potenza inattaccabile, quando si è reso conto che gli attacchi contro obiettivi americani in Libano e in Somalia avevano avuto, come conseguenza, il graduale e poi defInitivo ritiro dei suoi militari dai due scenari di guerra. Ogni qualvolta si determina una resa a fronte di una minaccia terroristica il problema non si risolve, si dilata». Guardando al nostro Paese, teme conseguenze dopo l'annuncio del nuovo governo di Madrid? «La preoccupazione c'è e riguarda tutta l'Europa, ma aumenta nel caso dell'Italia e di quei Paesi che in questo momento non hanno incertezze sull'impegno a fianco degli Stati Uniti».
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