ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su LA STAMPA
(Sezione:        Pag.    3)
Domenca 8 agosto 2004

Francesco Grignetti

Mantovano IL SOTTOSEGRETARIO ALL'INTERNO

 

 «I continui proclami sono inviti a passare all'azione»

«Il terrorismo non è una struttura verticistica, il pericolo può venire da soggetti singoli». «Creare il panico resta uno dei loro obiettivi»


 

STIAMO facendo il massimo. Ma un attentato non si può mai escludere. Tanto più che il terrorismo islamico non è una struttura verticistica, ma un network di cellule aUtonome. Il pericolo può venire persino da singoli soggetti». Alfredo Mantovano, sottosegretario all'Interno, non nasconde la preOCcupazione del Viminale di fronte all'ennesimo proclama dei terroristi islamici via Internet. Sarà il ventesimo o il ventunesimo in pochi mesi. E nOn nasconde che questi proclami possono essere anche un invito a passare all'azione.

Dobbiamo preocçuparci?
«Non si può mai dire. Non si può escludere una strumentalizzazione. Il panico è uno degli obiettivi dei terroritici. Questo non significa non fare il massimo sotto il profilo della prevenzione. Ecco, il momento richiede il massimo dell'attenzione».

In coscienza lei può dire che si sta facendO tuttO il possibile o c'è qualcosa da incrementare?
«Direi che stiamo facendo il possibile. Siamo impegnati in difesa e in attacco: proteggiamo migliaia di obiettivi Sensibili con un uso inteusivo degli uomini e aggrediamo con indagini, in corso o completate, che pongono l'Italia tra i Paesi più attivi. Penso che in fatto di sicurezza l'impegno sia davvero al massimo».

Pensate che le chiese, dopo le autobombe in Iraq, siano ancora piÙ a rischio?
«Non direì. Da sempre alcuni specifici luoghi di culto sono ogetto di attenzione. Quest'ulti mo attacco può solo far sviluppare delle considerazioni di ordine logico, ma non so quanto trasferibili dal contesto iracheno a quello italiano..

Quanto vi preoccupano le ultime vicende deU'Iraq o della Palestina? C'è risonanza tra i due mondi?
«Le ultime vicende confennano sempre di più che lo scontro in atto è uno scontro interno al mondo islamico. Rispetto al quale l'Occidente è uno scenario di rimbalzo. Viene colpito chi appoggia le componenti moderate, quelle fedeli a un Islam conservatore, che combattono il ricorso al terrorismo, escludono la jihad... Tentano di colpire gli europei, aggrediscono gli italiani a Nassirya, ma per una questione interna al mondo islamico».

Avete indicazioni che questa frattura nel mondo 1s1amico si riproduca anche in Italia? C'é n tentativo dei fondamentalisti di conquistare un'egemonia tra gli immigrati?.
«Segnali specificI non ce ne sono. Si puo parlare di egemonia solo in presenza di una rete. Certo, nelle moschee non manca una predicazione che va in una direzione radicale. Ma ogni volta che è venuta fuori, c è stata una reazione della componente conservatrice, anch'essa presente in Italia».

In una fase così delicata, non è azzardato rivoluzionare gli apparati? E' il momento giusto per rimodellare i servizi segreti?
«Ancor prima di toccare gli aspetti organizzativi - se uno, due o tre servizi segreti - c'è un problema più impellente: fornire agli agenti dei servizi le cosiddette "garanzie funzionali". Il quadro normativo continua a essere nebuloso. Però le necessità esterne esistono anzi sono cresciute rispetto al passato. Una legge di riforma serve anzitutto a questo. Che non vuoI dire licanza di uccidere, l'abbiamo sempre detto, ma esenzione dalla punibilità per una serie di attività che rispondono alla tutela dell' ordinamento dello Stato. Quanto al problema se costruire un servizio segreto unico o lasciarne due, non sono affezionato a nessuna particolare soluzione, ma ho seguito il dibattito in Parlamento. E credo che non sia senza signiflcato che tutti e tre gli attuali uomini di vertice del Sismi, Sisde e Cesis, chiedano l'unicità del servizio».

Anche lei preferirebbe un serizio unico?
«Ripeto, i tre vertici pongono argomenti validi. La linea di confine del controspionaggio non è ben definita. Il coordinamento è possibile, ma ci sono inevitabilmente sovrapposizioni. E poi parlano i principali attori. Mi fido delle loro considerazioni tecniche. Che mi sembrano anche disinteressate: parlare di un servizio unico sisnifica che due cariche su tre scompaiono»

A proposito di organizzazione e contraccolpi, che pensa dagli avvicendamenti al vertice del!' Arma dei carabinieri?
«Non penso. Nel senso che preferirei non dire nulla. Prendo atto delle decisioni che sono state adottate».

Lei ha sottolineato che gli sbarchi di clandestini sono addirittura dimezzati rispetto all'estate scorsa. E sono pressoché tutti convogliati su un binario morto, Lampedusa. Pensa che da quella parte non ci sia più pericolO di infiltrazione di terroristi?
«Sono due problemi che, secondo me, non vanno sovrapposti. Se un'organizzazione terroristica punta a far arrivare i propri adepti in Italia, mi sembra poco economico affidarsi a un barcone che può rovesciarsi o comunue verrà intercettato dalla nostra polizia. La cronaca ci insegna che il reclutamento avviene in altro modo. Con l'attrazione ideologico-religiosa. o la fratellanza, su chi è già regolarmente Presente in occidente».


    

 

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