ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su GAZZETTA DEL SUD
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Martedì 13 gennaio 2004

Ugo Bonasi

DIVERSE LE REAZIONI NEI DUE POLI

Il ministro Castelli vede qualche luce nella relazione ma reclama la reciprocità del rispetto

I giudici non possono insultare i politici


 

ROMA – Prima un po' di freddo apprezzamento («E' la prima volta che vediamo alcune luci»), poi la botta, anche se non fortissima: «Non c'è il minimo dubbio che la magistratura sia indipendente – afferma il ministro della Giustizia Castelli – ma non significa che possa fare quello che vuole perché è la Costituzione a dire che amministra la giustizia il nome del popolo». Quindi, insiste il ministro leghista, «tutti, anche i magistrati, devono rendere conto al popolo di quello che fanno». Castelli vuole che sia chiaro che è «pienamente d'accordo» sul fatto che la magistratura dev'essere rispettata: «Bisogna però che anche la magistratura rispetti la politica». Poi Castelli punta il dito: «Alcuni magistrati militanti non possono pretendere di insultare i politici...». E siccome ha «colto il commento favorevole alla separazione delle funzioni» fatto dal procuratore generale della Cassazione, il ministro spiega d'aver individuato nella sua relazione «elementi positivi per l'azione del governo».

Ma dai magistrati, dal segretario della loro associazione, Carlo Fucci, arriva un avvertimento: «Se non ci saranno modifiche alla riforma in discussione, non taceremo». Insomma, «se non ci ascolteranno, attueremo la protesta», sarà sciopero. E per dimostrare la volontà al dialogo è stato chiesto un incontro con Castelli.

Duro anche Bruti Liberati, presidente dell'Anm: «Abbiamo espresso proposte, non proteste, ma nessuna è stata accolta».
Giancarlo Rognoni, vice presidente del Csm, ha sottolineato come il procuratore generale abbia «separato i problemi veri, come la distinzione delle funzioni in magistratura, da quelli falsi, come la separazione delle carriere». Rognoni ha poi ammesso che il «vero male della giustizia è la lunghezza dei processi». Nella maggioranza i giudizi non sono uguali.

Si va dalle valutazioni critiche di FI, ai plausi di An. «E' una relazione non esauriente», sostiene Alfredo Biondi soddisfatto perché Favara ha ricordato che «non dovrebbero esserci scontri tra politica e magistratura». Per il responsabile Giustizia di FI, Gargani, è una «relazione mediocre e in alcuni punti contradditoria: se il sistema non funziona, qualche colpa l'avranno pure i magistrati...». Una relazione «equilibrata e propositiva» anche perché sollecita un clima migliore, è la valutazione del sottosegretario di An, Valentino, mentre il suo collega Mantovano chiede «gesti coerenti» alle aperture di Favara. «Tutti, a partire da Castelli, devono meditare seriamente» sulle difficoltà che hanno i magistrati a lavorare, esorta Fassino, seguito da Anna Finocchiaro che s'augura una «seria riflessione sulla funzionalità» del sistema. Plausi dalla Margherita (con Sandro Battisti che non rinuncia ad accusare Castelli: «è il levasigilli: tenta di sgretolare le fondamenta dello Stato») e dai verdi Pecoraro Scanio e Paolo Cento («forte il richiamo al rispetto della Costituzione»), mentre Prc (con Giuliano Pisapia) chiede che anche i magistrati «facciano passi avanti».

E mentre Mario Segni afferma che il vero scandalo italiano e la giustizia civile («la durata dei nostri processi è pari al doppio della media in Ue») secondo Enrico Buemi (Sdi) il procuratore generale pecca di conformismo: «Se fornisce un quadro così desolante doveva anche tirare le somme».

 

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