ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su GAZZETTA DEL SUD (Sezione: Pag. ) |
martedì 14 giugno 2005 |
Andrea Cangin Alemanno (destra sociale) rinuncia all'incarico di vicepresidente. Mantovano si dimette dall'esecutivo Il leader Gianfranco Fini che rivendica la correttezza delle sue scelte non intende lasciare la guida del partito
Il flop del voto si abbatte su An
ROMA – Il risultato del referendum sulla fecondazione assistita si sta abbattendo come un tornado su un partito in crisi da tempo: Alleanza nazionale. La parola chiave è dimissioni. Gianfranco Fini ha detto che non si dimetterà da presidente del partito («non ci penso neanche»), ma contro la sua scelta di votare tre Sì e di criticare l'astensione il leader della (ex) Destra sociale Gianni Alemanno ha deciso di rinunciare all'incarico di vicepresidente. Non solo, il cattolico tradizionalista Alfredo Mantovano si è dimesso dall'esecutivo, mentre oggi il senatore Salerno rinuncerà alla poltrona di responsabile del tesseramento e Carmelo Briguglio a quella di coordinatore della segreteria. Altri seguiranno. Perché, dice Alemanno, «la nostra base ha partecipato all'astensionismo attivo e adesso An si deve mettere in discussione nel vertice». Chiede dunque a Fini di avviare un confronto serio sull'identità del partito prima dell'Assemblea nazionale di luglio, ma contemporaneamente preme sulle federazioni locali affinché diano vita a delle assemblee di base e si schierino. In pratica, un congresso informale. Si rivolge sia alla coalizione che al partito, Alemanno. Dice di non aver intenzione di minare la leadership di An, ma nel suo entourage si ammette che «allo stato, ogni sviluppo è possibile: anche quello di una scissione con la conseguente nascita di un nuovo partito». Le altre correnti fanno quadrato. E da Matteoli ad Urso, da Gasparri a La Russa passando per Tremaglia, e il capogruppo dei senatori Domenico Nania, è un coro: Fini non è in discussione. Come spiega un suo fedelissimo, però, «Alemanno sa bene di non poter conquistare la maggioranza di An, ma, dopo aver chiuso la fase della gestione unitaria, lavora per allargare i confini della vecchia Destra sociale facendone il polo d'attrazione dei cattolici e dei delusi dalla gestione di Fini e costituendo così una minoranza forte e coesa. La scalata alla segreteria è prevista dopo la sconfitta della Cdl alle prossime Politiche e sarà agevolata dal fatto che An andrà certamente male». A lui guardano con simpatia anche i cattolici Rebecchini, Poli Bortone, Selva e Fiori. Che dice: «An ha un leader che nega i valori su cui si basa il suo partito. Siamo allo sfascio, ma, poiché Alemanno non ha la forza per spodestarlo, prevedo che Fini resterà leader e An, ormai ridotta ai minimi termini, dovrà necessariamente precipitarsi nel partito unico del centrodestra». Quel partito unico per sostenere il quale Gasparri ha già cominciato a raccogliere le firme tra i parlamentari della destra. Insomma, il caos. Inutile dire che Fini, ieri in visita ufficiale in Lussemburgo, non l'ha presa bene. Ma chi gli ha parlato l'ha trovato sicuro di sé. «Che facciano, tanto non andranno da nessuna parte», è stato il commento. La sua mattinata era cominciata con una riflessione amara affidata a un dirigente del partito: «Sapevo che avrei perso la battaglia del referendum ma non credevo in questa misura». Sperava in un quorum più alto. Ma non per questo si è pentito. «Non ho cambiato idea», dice. E, pur ammettendo che «il referendum è uno strumento che va ripensato», rivendica «la certezza di aver agito secondo coscienza». Quando Fini parlava, però, Alemanno aveva già deciso di cavalcare il disagio che da anni aleggia in An. La novità, è che Storace resta un passo indietro. Giura che non sapeva nulla delle decisioni del suo ex alleato di corrente e per schierare la Lista a lui intestata attende gli sviluppi di una partita che sarà tanto lunga quanto dura. «Con Fini siamo stati su due fronti opposti in questo referendum, ovviamente, credo che abbia sbagliato. Ma la coscienza viene prima di tutto. Credo che abbia ferito molto il fatto che egli abbia definito diseducativa l'astensione», questo il commento del il ministro Rocco Buttiglione che ha detto anche di guardare «con grande rispetto» alla vicenda interna di An nella quale ha detto di non voler entrare.
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