ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su GAZZETTA DEL SUD Mercoledì 15 maggio 2002




Soddisfazione del governo e dei sindacati più rappresentativi. Il no del Cocer dell'Aeronautica


ROMA – Il comparto sicurezza e delle forze armate hanno firmato ieri sera a Roma, a Palazzo Vidoni, il rinnovo del contratto. Alla firma erano presenti il vicepresidente del Consiglio Gianfranco Fini, il ministro della Funzione Pubblica Franco Frattini, quello della Difesa Antonio Martino, – mentre Scajola, che si trova in Canada per il vertice dei ministri dell'Interno e della Giustizia, è stato in continuo contatto telefonico per gli aggiornamenti con il Capo della Polizia – i sottosegretari Santelli, Saporito, Dozzo, Mantovano, Cicu e Tanzi, oltre al Capo della Polizia De Gennaro, il comandante dei carabinieri Bellini, quello della Guardia di Finanza Zignani e il capo di Stato maggiore della Difesa Mosca Moschini. «E' un importante traguardo quello raggiunto – ha detto Frattini – perché si tratta del miglior risultato, e ampiamente condiviso da tutte le maggiori organizzazioni sindacali e dalle rappresentanze militari firmatarie, in termini sia economici sia normativi, negli ultimi anni».

Il contratto prevede un aumento medio mensile lordo di circa 180 euro e riconosce al comparto sicurezza e difesa quella specificità da sempre richiesta. «In termini economici – ha detto Frattini – ci sarà un aumento che in questo biennio oscilla intorno alle 350 mila vecchie lire lorde. Si tratta di un riconoscimento che nel secondo biennio contrattuale troverà un aumento altrettanto significativo. Possiamo dunque dire che nel quadriennio gli operatori del comparto sicurezza e difesa avranno un trattamento economico non dico eccezionale ma adeguato alla loro dignità e al loro ruolo».

L'unico organismo sindacale che non ha firmato il contratto è il Cocer dell'Aeronautica Militare, che ha protestato perché gli è stata sottoposta – secondo quanto affermato dallo stesso Cocer – una bozza di contratto diversa da quella di cui si era discusso. Il vicepresidente del Consiglio Fini ha sottolineato che il contratto è stato giudicato da tutti – pur con accenti diversi – soddisfacente per quel che riguarda l'aspetto economico. «Ci muoviamo in una logica di legislatura – ha detto Fini – e al termine tutti quanti operano nel comparto sicurezza avranno una busta paga ampiamente più pesante di quella di oggi». Il vice premier ha rilevato però la necessità di razionalizzare il rapporto tra le organizzazioni sindacali e l'amministrazione «perché – ha detto – la particolarità del comparto sicurezza è il fatto che l'interesse degli operatori coincide con l'interesse della società». «Questo significa che un'opera di razionalizzazione del rapporto è indispensabile.

Qualcuno la vede come volontà di limitare la rappresentatività sindacale, in realtà non è questo il nostro obiettivo». Per Giuseppe Procaccini, vice capo della polizia, la firma del contratto è «un bel successo». «Si tratta – ha spiegato – di un grande sforzo per riportare ad un sistema di dignità economica e professionale le forze di polizia e le forze armate». Critici nei confronti del governo si sono dichiarati Enrico Buemi (Sdi), e i diessini Marco Minniti e Marcella Lucidi.

E di poliziotti si occupa anche Vittorio Agnoletto: «Trovo scandoloso che dopo poche ore dalla scarcerazione degli agenti, questi, che erano stati arrestati per rischio di inquinamento delle prove o, comunque, per la possibilità di influenzare i testimoni, siano rimessi in strada, come una forma di servizio attivo, con delle armi. C'erano tanti altri modi di collocare questi poliziotti». E' questo il parere del portavoce del Genoa Social Forum, a Napoli per partecipare ad un convegno sulla globalizzazione. Agnoletto ha aggiunto che «se fosse vero che gli avvocati avrebbero garantito al gip che questo non sarebbe avvenuto, ci troveremmo di fronte ad uno scandalo». Il leader del Social Forum ha individuato, conversando con i giornalisti, responsabilità del capo della polizia che del ministro degli Interni, sottolineando che «è strabiliante come non abbiano sentito come primo dovere quello di cercare di capire se quei fatti erano veri o no e di attivare anche una inchiesta interna, a tutela della dignità delle forze dell'ordine. Se qualcuno ha commesso dei reati o agito in modo non conforme ai compiti delle forze dell'ordine – ha aggiunto Agnoletto – credo che vadano individuate le responsabilità». Rispondendo alla domanda dei giornalisti se le vicende napoletane potranno avere dei riflessi anche sull'inchiesta di Genova, il portavoce del GSF si è detto estremamente preoccupato per tre ragioni: il clima che rischia di scoraggiare i ragazzi e le ragazze a portare le loro testimonianze; il rischio che compiere il proprio dovere da parte dei magistrati possa diventare un atto eroico ed, infine, il senso di sfiducia nei confronti delle istituzioni, nelle forze dell'ordine e nella stessa Costituzione, che si potrebbe determinare nelle nuove generazioni. Tutto ciò, ha concluso, «è fortemente rischioso per la tenuta del tessuto democratico».

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