ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su GAZZETTA DEL SUD (Sezione: Cronache Calabresi Pag. ) |
Lunedì 17 Marzo 2003 |
Virgilio Squillace Crotone Con un ponte aereo da Lampedusa al Campo di S. Anna i primi immigrati in fuga dall'Irak C'è una “bomba migratoria” pronta a scoppiare
CROTONE – Qui potrebbe esplodere una “bomba migratoria”, se in Irak scoppierà la guerra. Ai primi episodi di fuoco nella “no fly zone” irakena, prodromi alla guerra guerreggiata, è corrisposta da alcuni giorni nel Mediterraneo la ripresa dell'attività lungo le rotte battute dall'immigrazione clandestina. Battelli carichi di profughi sono di nuovo in mare. Nell'ultima settimana sono ripresi gli sbarchi in Sicilia. Lì non ci sono centri d'accoglienza. Il Viminale, che non vuole immigrati sulle spiagge, ha disposto un vero e proprio ponte aereo fra l'Isola di Lampedusa ed il Centro di prima accoglienza di Sant'Anna (alle porte della città di Crotone, in territorio comunale di Isola Capo Rizzuto). I voli, cominciati lunedi scorso, sono stati effettuati dalla compagnia “Azzurra”. Con i primi due, sono sbarcati all'aeroporto di S. Anna (distante un tiro di schioppo dal Campo) 233 profughi. Il giorno successivo altri due voli hanno portato i 128 extracomunitari sbarcati il giorno prima a Lampedusa e 60 già approdati a Ragusa. Ancora sbarchi, altri voli. Da Lampedusa sono arrivati due aerei nella giornata di sabato scorso, che hanno lasciato al Campo di S. Anna un gruppo di profughi composto in maniera molto interessante: 101 irakeni (6 dei quali minorenni), 13 algerini, 4 liberiani, 1 ghanese, 1 palestinese. In tutto, nel Campo ci sono oggi 547 immigrati, che raggiungono il numero di 600 considerati insieme con gli extracomiunitari che tornano qui per riscuotere la seconda rata del sussidio prevista per i richiedenti asilo. E se la guerra, come temono i più attenti, metterà in movimento un'imponente ondata migratoria dall'Irak? Nulla lascia intuire un'attività preventiva del Viminale, volta a predisporre una capacità d'accoglienza maggiore. La prefettura, oltre a delle ipotesi di utilizzo di alcune strutture ed aree adiacenti il Campo di prima accoglienza di S. Anna, non può davvero fare più di quello che già fa per gestire la struttura stessa. Intanto, mentre il sottosegretario all'interno Alfredo Mantovano invita a non fasciarsi la testa prima del dovuto («L'Italia è certamente preparata e sta predisponendo tutto per affrontare eventuali migrazioni dall'area del Golfo»), Augustine Mahiga, delegato per l'Italia dell'Alto Commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr), stima in caso di guerra con l'Irak un movimento di profughi pari a 600 mila unità. Caritas e Fondazione Migrantes, presentando lunedi scorso a Roma il “Dossier immigrazione 2003”, hanno parlato di 1 milione e 200 mila profughi irakeni che in caso di conflitto potrebbero indirizzarsi verso il Nord Africa e da qui in Italia. Queste le ipotesi di chi meglio conosce il problema. E i fatti? Un dispaccio Ansa del 13 marzo scorso da New York informava: «I curdi lasciano in massa Kirkuk. In molti villaggi, nella regione del nord dell'Irak, sono rimasti ormai solo gli anziani. Adulti e giovani se ne sono andati in massa».
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