ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su GAZZETTA DEL SUD (Sezione: Pag. ) |
domenica 19 dicembre 2004 |
Barbara Bianconi Non accenna a scemare la polemica tra maggioranza e opposizione sul rinvio del capo dello Stato e sulla legge salva-Previti
Giustizia, Castelli minimizza. I Ds pronti a manifestare
ROMA – «Non commento mai le sentenze, i commenti possono farli i cittadini. Non il ministro. Prendo atto delle polemiche». Così il ministro Roberto Castelli è tornato sul rinvio alle Camere della legge di riforma dell'ordinamento giudiziario. «È normale che il Presidente della Repubblica rinvii le leggi al Parlamento – ha aggiunto–, ma è accaduto molte più volte durante il governo dell'Ulivo che non durante il nostro. Però il can can mediatico è quello di dire: chissà cosa hanno combinato se gli hanno rinviato la legge». Il ministro della Giustizia ha ricordato che Carlo Azeglio Ciampi ha rinviato le leggi sei volte, «di cui due volte durante questo governo e quattro volte durante il governo dell'Ulivo». Quanto ai rilievi sollevati dal Presidente della Repubblica, Castelli ha osservato che «il punto più ostico è il quarto», quello che riguarda la scuola superiore della magistratura. La via da trovare per risolvere la questione «è tecnica – ha aggiunto –, bisogna trovare una strada che sia costituzionale, la scuola ce l'hanno in tutta Europa ed è chiaro che noi non rinunceremo. Bisognerà mettere insieme i meccanismi in modo che su questo punto la riforma diventi patentemente costituzionale». Comunque il Guardasigilli ha ribadito di aver «preso atto con piacere che tutti sono propensi a riformulare la legge in tempi brevissimi». Castelli è tornato a spiegare il motivo per cui si dice soddisfatto nonostante il rinvio: «Faccio questo rilievo: la legge è una legge complicata. Ho sempre messo in conto che ci fossero dei punti sensibili e delicati, e che quindi il Presidente potesse rinviarla al Parlamento». Alfiero Grandi, deputato Ds, fa proprio e rilancia l'appello lanciato ieri con un editoriale dell'Unità a tutta l'opposizione perché torni a manifestare a Piazza San Giovanni «poiché non ci si può rassegnare a un'illegalità così minacciosa e tronfia». «L'opposizione – afferma Grandi – deve reagire all'attacco della destra che sta raggiungendo livelli incredibili di arroganza. C'è nel Paese un sentimento diffuso di rivolta che non trova modo di esprimersi adeguatamente. Del resto se qualcuno si illudeva che la fase delle leggi salva-ladri e per evitare i processi fosse finita, è stato servito con l'ultima legge salva-Previti. La verità è che fintanto che ci saranno processi e rischio di galera per i soliti noti il Parlamento italiano verrà sottoposto a forzature come l'ultima, quando è stato cambiato l'ordine del giorno e in 48 ore è stata imposta la legge salva-Previti. C'è qualcosa nell'azione della destra che intacca il tessuto democratico». «I rilievi oggettivi del capo dello Stato non vanno sottovalutati, ma non va neanche sottovalutata l'esigenza di riforma dell'ordinamento giuridico italiano». Lo ha affermato il sottosegretario agli interni Alfredo Mantovano in relazione al rinvio alle Camere del decreto sull'ordinamento giudiziario. «Nessuno può negare – ha aggiunto l'esponente di An – l'esigenza di riforma di un ordinamento vecchio nel quale non esiste un sistema di verifica delle azioni della magistratura e degli avanzamenti per merito». «È inutile che Castelli cerchi invano di minimizzare l'intervento profondo, serio e coerente del presidente della Repubblica sulla giustizia»: lo afferma Giuseppe Fanfani, responsabile giustizia Margherita. «È comprensibile che il ministro parli così per tentare di salvare se stesso e la sua poltrona scricchiolante», osserva Fanfani. «Ma non cerchi di ridurre la portata dell'intervento del Quirinale, a presidio della democrazia e dei principi costituzionali».
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