ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su GAZZETTA DEL SUD Anno 54 (Sezione: Pag. ) |
lunedì 1 agosto 2005 |
qualcosa comincia già a cambiare nel mondo degli 007
  E ora la riforma dell'intelligence
NEL PACCHETTO PISANU c'è solo un piccolo assaggio - la possibilità di fare intercettazioni - ma il consenso tra maggioranza ed opposizione sulla necessità di arrivare ad una riforma complessiva dell'intelligence cresce sempre di più. Ed il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, ieri ha auspicato che «la legislatura si chiuda con la riforma dei nostri servizi: era urgente già tre anni fa, lo è ancora di più oggi, alla luce dell'aumentata minaccia terroristica». Ma, in attesa della riforma, qualcosa comincia a cambiare nel mondo degli 007. E' stato lo stesso ministro dell'Interno, Giuseppe Pisanu, parlando mercoledì scorso al Senato, a ricordare che, nell'ultima riunione convocata dopo gli attentati di Londra, il Ciis (Comitato interministeriale per le informazioni e la sicurezza), «ha invitato i servizi ad adottare misure interne per favorire la mobilità del personale ed agevolare l'acquisizione di professionalità avanzate». Si tratta insomma, ha precisato, «di dismettere professionalità obsolete e consentire l'acquisizione di professionalità più moderne ed efficaci». C'è infatti l'esigenza di avere più agenti operativi e meno «passacarte», nonchè quella di inserire persone esperte, ad esempio, in lingue arabe e telematica. Naturalmente, ha precisato il ministro, «resta aperto il problema della riforma della nostra intelligence, che potrà trovare una compiuta soluzione solo in una legge del Parlamento». Ed è stato ieri Mantovano a ritornare sul tema. La riforma, ha spiegato, «serve a rendere più funzionale il sistema, portando ad una razionalizzazione delle risorse, con la creazione di un servizio unico ed a dare le necessarie garanzie funzionali ai nostri agenti». «Tutti i direttori dei servizi - ha ricordato il sottosegretario - vogliono un servizio unico con più sezioni, innanzitutto per risparmiare risorse sulle spese fisse. Così ci sarebbero economie tali da rendere probabilmente superflua un'integrazione di risorse economiche al settore, viceversa necessaria per affrontare l'accresciuto livello di minaccia terroristica». In generale, ha sottolineato, «c'è l'esigenza di adeguare tutto il sistema allo scenario che è completamente cambiato rispetto al 1978, anno della legge che regola ancora oggi il settore dell'intelligence». Su questo, ha aggiunto, «c'è una condivisione ampia in Parlamento, tra maggioranza ed opposizione: ad esempio, il presidente del Copaco Enzo Bianco ed il senatore Massimo Brutti (Ds) si sono espressi in questo senso. Credo quindi che bisogna cogliere l'occasione di questo clima di concordia che si è manifestato nei giorni scorsi con l'approvazione del pacchetto Pisanu per chiudere la legislatura con la riforma che tutti si aspettano». Ci sarà però da superare la perplessità del ministro della Difesa, Antonio Martino, contrario al servizio unico. Intanto, il pacchetto Pisanu approvato definitivamente sabato dà un nuovo strumento nelle mani dell'intelligence. L'articolo 4 prevede infatti che il premier può delegare i direttori dei servizi a chiedere l'autorizzazione al procuratore generale di Corte d'appello competente di fare intercettazioni preventive, quando sono considerate indispensabili per la prevenzione di attività antiterroristiche.
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