ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su GAZZETTA DEL SUD | Sabato 20 aprile 2002 |
Lo sdegno di Mantovano Assurdo che una banca revochi il fido all'imprenditore che subisce un attentato
ROMA – Il governo «ha la ferma intenzione di prevenire e contrastare la criminalità mafiosa, in particolare quella che si manifesta attraverso l'usura e il racket». Lo ha ribadito Alfredo Mantovano, sottosegretario all'Interno con delega per le iniziative antiracket e antiusura, intervendo ieri all'incontro con le associazioni aderenti alla Fai. «Con la mafia – ha premesso il sottosegretario – non si convive: la mafia è una metastasi, che va estirpata chirurgicamente e che va tenuta sotto stretto controllo anche dopo per scongiurare il rischio che si riformi». Per Mantovano, «la strategia antiracket non deve mettere da parte nessuna delle forze disponibili: il nostro obiettivo è quello di allargare il tavolo nazionale istituito presso il Viminale a nuovi soggetti: i rappresentanti del mondo del credito – è incredibile che una banca revochi il fido ad un operatore economico il giorno dopo che ha subito un attentato estorsivo – i membri della Conferenza Stato-Regioni, le associazioni di categoria degli imprenditori». Per queste ultime, in particolare, il sottosegretario pensa ad una «clausola che, al momento dell'adesione, obblighi chi la sottoscrive a denunciare eventuali richieste estorsive. Per chi non la rispetti, potrebbe essere prevista anche una sanzione quale, ad esempio, l'estromissione dall'associazione». Mantovano ha parlato dell'estorsione come di un fenomeno «molto diversificato, con caratteristiche che variano di regione in regione e di provincia in provincia. Attualmente ci sono richieste pesanti nei confronti di operatori economici importanti nelle zone a più alta densità mafiosa, ma anche una fascia più ampia di soggetti economici minori – ad esempio giovani avvocati e giovani commercialisti che si avviano alla processione – costretti a pagare una sorta di “bonifico” mensile». E Tano Grasso, dal canto suo, lancia due proposte: obbligo statutario per gli aderenti a Confindustria di denunciare eventuali richieste estorsive ed esclusione dalle gare per gli appalti delle imprese che pagano il pizzo. «La strategia antiracket – ha detto Grasso – non può restare un'esclusiva delle associazioni. Non è possibile, ad esempio, che la Confindustria tenga un convegno a Palermo come se si fosse a Stoccolma, sapendo che se lì esiste un mercato è perché è Cosa Nostra a volerlo».
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